MES o Eurobond? Il MES (o Fondo Salva Stati) ha un capitale di 700 miliardi di euro a cui gli stati membri contribuiscono pro-quota con la Germania come primo contributore (quasi il 27%) e l’Italia con il 18%. Il MES può concedere prestiti ai paesi in difficoltà – e lo ha fatto finora con Cipro (€6,3 miliardi), Grecia (€61,9 miliardi) e Spagna (€41,3 miliardi) – ma a fronte di una rigida condizionalità. In pratica chi riceve i prestiti si obbliga ad approvare un memorandum d’intesa (MoU) che definisce con precisione e rigore quali misure si impegna a prendere in termini di tagli al deficit/debito e di riforme strutturali.
Gli Eurobond cosa sono?
Gli Eurobond o Coronabond sono, invece, un ipotetico (perché ancora mai attuato) meccanismo solidale di distribuzione dei debiti tra gli Stati dell’eurozona, attraverso la creazione di obbligazioni del debito pubblico dei Paesi stessi. In parole povere, uno Stato membro chiede soldi in prestito per poter finanziare le proprie opere di intervento — quelle ordinarie (sanità, infrastrutture, spese militari, ecc) e quelle straordinarie, non programmate, com’è appunto il caso dell’emergenza coronavirus – e il debito viene spartito tra tutti gli Stati membri.
Italia contro l’Olanda?
Non stiamo parlando di calcio, ma nelle scorse giornate l’Europa ha assistito all’apertura di un dibattito sulle modalità per un’eventuale attuazione del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il discusso “fondo salva-Stati”. Tra le proposte del premier italiano Giuseppe Conte, i dubbi degli esponenti dei governi del “rigore” del Nord e la mediazione di Paolo Gentiloni e Ursula von der Leyen si erano andate costituendo tre posizioni: l’idea di applicare il Mes a tutti i Paesi senza condizionalità in quanto a riforme strutturali e futura austerità, quella di usarlo per finanziare gli Eurobond e quella, radicale, di mantenere l’automatica condizionalità applicandolo solo a determinati Stati.
“Dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia”. Firmato Giuseppe Conte e altri otto capi di Stato e di governo europei. Quelli del sud e del centro del continente provano a sfidare il muro dell’anti-europeismo del nord, capitanato da Germania e Olanda, ostili a condividere i rischi della crisi economica scatenata dal coronavirus con l’emissione dei tanto discussi e sempre osteggiati eurobond.
Ieri, la presidente della Bce Christine Lagarde, avrebbe chiesto ai ministri finanziari dell’eurozona di valutare seriamente un’emissione ‘one-off’ dei cosiddetti ‘coronabond’ ma anche lei si sarebbe scontrata con i ‘no’ di Olanda, Germania e di altri paesi nordici.
L’Italia, dal canto suo, ha risposto che “non ci sono richieste di austerità o aggiustamento del deficit, ma si chiede solo che i fondi e le risorse che arrivano dal Mes vengano utilizzati per affrontare le spese sanitarie, dirette e indirette, legate alla crisi covid19. Si tratta di un radicale cambiamento della normale operatività del Mes”. In ogni caso le indicazioni fin qui emerse dall’Eurogruppo vanno in una direzione ben precisa: no nel modo più assoluto agli Eurobond, sì al Mes con condizioni light solo per le spese sanitarie. “Siamo e resteremo contrari agli Eurobond. Pensiamo che questo concetto non aiuterà l’Europa o l’Olanda a lungo termine”, ha ribadito il ministro olandese Hoekstra.
La sensazione è che le decisioni prese dai ministri delle Finanze dell’Eurozona continueranno a far discutere. Non basta l’accordo di mediazione tra le posizioni di Italia e Olanda e la consegna ai leader di un pacchetto da 500 miliardi di euro.