E ci risiamo: Argentina e Messi. Messi e Argentina. È una sfida costante per questa generazione di calcio. Forse la sfida più grande: il giocatore più forte del mondo, mito di uno dei Paesi simbolo del fútbol, che ha ancora 0 (zero) nella casella dei trofei conquistati con la propria nazionale.
È la sfida più esaltante, più preoccupante, più eccitante che questa estate potesse regalare. Messi vs Copa América, dal 14 giugno al 7 luglio (forse).
Ma la sfida per la 46^ edizione di Copa América non è solo Messi contro i suoi fantasmi, ovviamente. Il Brasile padrone di casa scosso dal caso Neymar, una Colombia sempre più “grande”, un Uruguay che non smette di sorprendere per talento e garra charrua, il Cile bicampione, venezuelani e peruviani in continua crescita e la curiosità di vedere il Giappone in Sudamerica.
Però eccolo lì, Messi. Quando scende dall’aereo lui l’attenzione non può che convogliare lì. Scende nell’umido inverno di Salvador de Bahia. Scende e si riaprono subito i ricordi delle tre finali consecutive perse, due col Cile e una con la Germania. Un maleficio. Un maleficio che l’albiceleste vuole rompere dopo 26 anni senza titoli, le tre cocenti delusioni, e magari poter sollevare finalmente un trofeo in casa degli arcirivali continentali, il Brasile. È così che, in un momento di ricostruzione della squadra e dei vertici federali, l’Argentina, con il suo campione e col suo tecnico giovane e discusso (Scaloni), vuole cambiare la sua storia.

“Non siamo favoriti come altre volte”, ha detto el diez nei giorni scorsi. E questo, per chi ha Messi in squadra, suona sempre bizzarro. Però è possibile anche che sia vero: lo scopriremo al termine della competizione che si disputerà in Brasile.
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