Cultura

Metrolibri: Una nuova vita

Si può davvero fuggire da se stessi? Dimenticarsi dei propri errori, sotterrarli come se non fossero mai stati commessi. Si può dare corso ad una nuova vita se non si è definitivamente abbandonata la “vecchia”?

Roma sa regalarti delle giornate senza tempo. Smetti di guardare il telefono, lo usi al massimo per qualche fotografia. La primavera sta tardando ad arrivare del tutto ma quando fa visita, in quelle giornate in cui si sente arrivare, è un gioia per l’anima, come se una nuova vita stesse prendendo il via.

Il classico aforisma “si apprezza solo ciò che non si ha più” cade a pennello per le ultime e troppo persistenti mattinate uggiose e fredde che tutto ti fan desiderare tutto fuorché di uscire. Sprofondi ancora di più nel letto e il weekend è bello che andato. 

Via del centro di Roma. In lontananza Castel Sant'Angelo.
Photoedit: Instagram (clode__c)

Una domenica mattina mi sono svegliata con la voglia di aria, di sole. Avevo un appuntamento in centro ma c’era la maratona quindi buona parte del tragitto l’ho percorso a piedi. Solitamente avrei maledetto il giorno in cui l’ATAC ha iniziato a gestire i trasporti pubblici ma in quella occasione ho quasi ringraziato la (s)fortuna. 

13 km percorsi in totale. 

Non avevo voglia di tornare a casa. Ho camminato, guardato, ascoltato.Ho ricordato il “perché” di questa città e il motivo per cui l’ho amata dal primo istante in cui c’ho messo piede. Gli aggettivi magica ed eterna possono anche rendere l’idea ad un turista che ha la sua lista di “monumenti” da visitare. Per chi ci vive è diverso. Devi odiarla per poterla amare e credetemi che per chi si sposta con gli autobus non è molto difficile. 

Negozio nella zona di Trastevere.
Photoedit: Instagram (clode__c)

Vediamo il “bello” perché abbiamo osservato il “brutto”. Riconosciamo il “bene” perché abbiamo conosciuto il “male”. Un’eterna lotta tra gli opposti i quali creano e distruggono la realtà che ci circonda. 

Forse vivo in questa città da troppo poco tempo per riuscire a coglierne tutti i difetti ma se ho una qualità è quella di vedere il bicchiere sempre (o quasi) mezzo pieno. 

Nelle giornate così ho sempre due desideri: mangiare e comprare libri. Non è propriamente esatto: lo faccio anche quando è una giornata di m***.

Piccolo scorcio della zona di Trastevere.
Photoedit: Instagram (clode__c)

Risultato: troppi chili e tanti libri ( e una povertà endemica). 

Per soddisfare questi due desideri per me non esiste posto migliore di Trastevere. Sei ancora a Roma ma non sembra Roma. Vicoli stretti, finestre fiorite, nessuno che si blocca mentre cammina per fotografare chissà cosa o chissà chi. Un silenzio quasi irreale.
Per il primo desiderio ho scelto Trapizzino: veloce (l’ho mangiato camminando) e soprattutto delizioso. 

Trapizzino: locale famoso per alcune specialità della cucina romana.
Photoedit: Instagram (clode__c)

Per il secondo, invece, ho scelto una libreria davanti alla quale sono passata innumerevoli volte ma in cui non sono mai riuscita a fermarmi o perché era chiusa o la compagnia non lo permetteva. Non ne conosco il nome, non ha un’insegna. Non fa parte di nessuna catena di montaggio. È piccola, indipendente, piena. 

Non avevo con me la wishlist dei libri e così ho fatto una cosa che non faccio mai: chiedere consiglio al librario, che in quel caso era una Lei.  Ha iniziato col mostrarmi “le nuove uscite”, quelle che si trovano al desk all’entrata, visibili e di facile accesso. L’ho bloccata subito. Non sono quelli a interessarmi e soprattutto non chiedo aiuto per ciò che posso “trovare” da sola. Voglio un tesoro: di quelli che si trovano sull’ultimo scaffale, impolverato, copia singola, una storia unica che mi prende e non mi lascia (non capita più così spesso, purtroppo).

Mi guarda come per dirmi “so cosa cerchi”. E allora mostramelo.  Sale su uno scaletto (curioso). Prende tre libri tutti dello stesso autore e comincia a raccontarne la trama. Sembra interessante. 

Ne ho comprato uno e non per la trama ma per come mi è stata esposta. 

L'autore del libro recensito nell'articolo: Bernard Malamud.
L’autore: Bernard Malamud

Bernard Malamud l’autore, americano e di origini ebraiche. 

“Una nuova vita” il titolo, uscito in Italia per Minimum Fax nel 2007.

Il protagonista si presenta così già dall’incipit: “S. Levin, ubriacone pentito” […]. Non dirà di se stesso se non queste due cose, come se potessero definirlo in toto. Altri aspetti della sua persona si scopriranno lentamente durante il suo “viaggio” che è letteralmente un viaggio transcontinentale per un americano negli anni 50. 

Decide di lasciare (o scappare da) New York per l’Ovest, Marathon per essere precisi. In quei luoghi circondati da montagne e pianure, è ancora vivo nell’immaginario collettivo l’operato dei padri pellegrini che in un tempo passato si stabilizzarono tra quelle montagne. 

Copertina della prima edizione del libro uscito per Minimum Fax nel 2007.

Il posto ideale in cui rifugiarsi e rifuggire dalla caotica “grande mela”. Ma non è solo da quello che sta scappando. Fugge da un nemico profondo, inattaccabile: se stesso. 

Alla ricerca di una nuova vita, Levin decide di votare la sua intera esistenza all’insegnamento. Appassionato di letteratura, un idealista, un sognatore, si ritrova in una cittadina che incarna i valori e i principi dell’americano degli anni 50: conservatore, patriottico, dedito alla famiglia e agli amici, tra grigliate vicino al lago e partite di basket.

Accaount Instagram photgrapher: clode__c
Photoedit: Instagram (clode__c)

Inizia a lavorare al College cittadino che non prevede corsi di letteratura ma di economia domestica per le donne.  Vige una regola taciuta ma intrinsecamente radicata: non si ammettono cambiamenti; per qualcuno che è in cerca di quello, che fugge dalla via vecchia per quella nuova, si rivela una piccola prigione abbellita di merletti e fiori freschi. 

[…]Benché Levin gioisse del bel tempo inatteso, il suo piacere era temperato da una punta di abituale tristezza di fronte all’implacabile ritmo della natura: mutamento che non era mutamento, in cicli eternamente uguali, una ripetizione di cui lui faceva parte, e dunque com’era possibile conquistare la libertà dentro e fuori di sé? Era per questo che la sua vita, malgrado lo sforzo risoluto di strapparsi da ciò che aveva già vissuto, restava sempre la stessa?[…]

Per quanto possa volerlo il processo di inclusione stenta a realizzarsi. La vera natura di un uomo prima o poi viene fuori. Ricerca la morale ma è il primo a operare immoralmente; lotta per il cambiamento ma ritorna sugli stessi errori da cui cercava di scappare. 

Quello che riuscirà ad ottenere è sì una nuova vita ma una vita che qualcun altro gli ha imposto. Ma per una qualche assurda ragione che stento a trovare invece di uscire dal baratro continua a scavarlo, rendendolo ancora più profondo, incapace di viversi le piccole vittorie che è riuscito ad ottenere. Come se si fosse arreso al suo destino, un destino che sembrava potesse essere diverso. 

[…] Di chi è la colpa: della cattiva qualità del mio amore, ferito a morte, o delle imperfezioni di un uomo imperfetto?[…] La coscienza, cipolla inacidita nello stomaco della mente.








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