Migranti, Bruxelles lancia sanzioni contro Ungheria, Polonia e Repubblica ceca

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Di Redazione Metropolitan

Nel 2015 la Commissione Europea dava il via a un sistema di relocation dei migranti giunti in Italia e Grecia. Dopo due anni d’inadempienza da parte di Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, arrivano le sanzioni da Bruxelles. Ad annunciarlo il commissario degli Affari interni Avramopoulos: “La relocation non è una scelta. Aldilà degli impegni morali, è un obbligo legale. […] Ci sono stati troppi rinvii e troppe discussioni”.

L’esecutivo comunitario ha constatato la risposta inadeguata dei tre paesi in questione migratoria. L’Ungheria non ha mai agito, la Polonia ha dichiarato accoglienza senza mai attuarla e la Repubblica Ceca ha interrotto il ricollocamento nel 2016.

Avramopoulos aggiunge: “Dispiace constatare che nonostante i ripetuti appelli, Ungheria, Rep. Ceca e Polonia non abbiano ancora agito. [,,,] Spero che questi tre Paesi possano riconsiderare la loro posizione e iniziare a contribuire in un modo giusto”. Si auspica dunque il prevalere dello spirito comunitario. La Commissione non ha atteso l’approvazione dalla Corte di giustizia, richiesta da Ungheria e Svloacchia contrarie al sistema quote.

La Commissione porta una serie di dati a sostegno del ricollocamento, aumentato esponenzialmente tra il 2016 e il 2017. Quest’anno si contano 20689 migranti trasferiti verso altri paesi europei da Grecia e Italia. Tali dati, tuttavia, mostrano che i restanti membri dell’Unione sono ben lontanti dalle quote di migranti prefissate nel 2015. Il vicepresidente Timmermans commenta: ” Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per proteggere i confini esterni della Ue”.

Anche l’Italia, ironicamente, viene richiamata. La Commissione, infatti, afferma “È cruciale che l’Italia acceleri i suoi sforzi per centralizzare le procedure di ricollocamento in pochi centri». Deve distribuire i profughi candidabili su tutto il territorio in maniera il più possibile uniforme.

Il richiamo da Bruxelles non è ben visto dai tre paesi interessati, i quali lo definiscono “puro ricatto e atto antieuropeo”. Il premier ceco Bouhslav Sobotka afferma “La Repubblica ceca non è d’accordo con il sistema, a causa del peggioramento delle condizioni della sicurezza in Europa.[…]Siamo pronti a difendere questo nostro atteggiamento nell’UE e davanti ai rispettivi organi giudiziari”. Si aggiunge al coro indignato il presidente polacco Andrzej Duda: “La Polonia è un paese aperto, chi ha bisogno di aiuto può riceverlo, ma non in modo “forzato” come vorrebbe l’UE.” Il portavoce del governo Rafal Bochenek ribadisce: “La ricollocazione dei migranti non è una buona soluzione”. Sottolinea tuttavia la necessità di adeguarsi alla richiesta comunitaria.