Sembrava essere giunti a un accordo tra i vari ministri europei. Il “Patto” in merito alla gestione della questione dei migranti basata sull’obbligo di solidarietà, nonostante le contraddizioni e i vari dibattiti creatisi intorno al tema, aveva incontrato l’approvazione della maggior parte dei leader europei e stava proseguendo il suo iter. Tuttavia, l’accordo ha sempre trovato una strenua resistenza nelle due figure di Morawiecki e Orbàn, i leader di Polonia e Ungheria, che continuano a opporre un blocco al Consiglio Europeo. Il loro “no” non giova alla risoluzione di una problematica che non è solo europea, ma anche e soprattutto dei migliaia di migranti che ogni anno sbarcano nelle coste del Mediterraneo.

Polonia e Ungheria: il no nella prima giornata del Vertice Europeo

Polonia e Ungheria- Photo Credits agi.it

Nella prima giornata del Vertice Europeo, gli argomenti su cui si è principalmente dibattuto sono stati la guerra in Ucraina e, per l’appunto, la questione dei migranti. Quel patto di solidarietà obbligatoria e che potrebbe essere una soluzione, seppur temporanea, al problema, ha riscontrato il favore di ben venticinque dei ventisette leader Europei. Gli unici due che hanno espresso veementi posizioni contrarie nei confronti della bozza conclusiva sono stati Polonia e Ungheria.

Budapest e Varsavia sono l’unico ostacolo che si sovrappone al raggiungimento di un accordo unanime, che ha allungato la discussione in merito fino a tarda notte. “Bruxelles spinge per un testo pro-immigrazione, mentre il duo polacco-ungherese combatte e resiste insieme: una grande battaglia è in corso al Consiglio Europeo sul Patto sulla migrazione”, si è espresso in questi termini Balàzs Orbàn, direttore politico del Primo Ministro ungherese, su Twitter nelle ultime ore.

“No all’immigrazione clandestina, no all’imposizione di sanzioni pecuniarie o a sanzioni varie”, ha invece dichiarato il premier polacco Morawiecki, che rinfaccia inoltre il mancato sostegno da parte dell’Europa in merito all’accoglienza dei rifugiati ucraini. “nel caso dell’Ucraina, la Polonia ha ricevuto uno scarsi sostegno: alcune decine di euro per rifugiato. In caso di rifugiato non accettato dal Medio Oriente, dobbiamo essere puniti con una multa di 20 mila euro e non siamo d’accordo.”

Le dichiarazioni dei leader europei sull’Accordo sui migranti

In merito a questa fase di stallo, il premier olandese Mark Rutte si è espresso in toni non particolarmente disfattisti, ma ha anzi affermato che una mancanza di consenso totale è più una questione formale che di contenuto: “Non è un problema, che ci siano le conclusioni o meno sull’immigrazione. Se ci saranno sarà un bene, altrimenti non è un problema. C’è un ampio accordo sulla questione della dimensione esterna della migrazione”.

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, invece, tenta un ruolo di mediazione, pur schierandosi apertamente dalla parte della maggioranza europea. e ha avviato un confronto con i due colleghi nella sede della delegazione italiana al Consiglio Europeo. Più dura invece la posizione della sua corrispettiva estone, Kaja Kallas, che si esprime in termini molto chiari: “Il Patto sulla migrazione non verrà condizionato dalle discussioni, solo semmai le conclusioni del Consiglio Europeo”. Anche il primo ministro della Repubblica Ceca, Petr Fiala, tenta di far cambiare idea a Polonia e Ungheria: “La Repubblica Ceca non è felice che questi Paesi blocchino il testo. Spero che le posizioni ungheresi e polacche cambino, perché non riteniamo positivo lasciare questo argomento fuori dal documento”.

Nella giornata di oggi è in corso la seconda giornata del Vertice, in cui prosegue il dibattito sulla questione dei migranti. Oltre a questo, sul tavolo di discussione vi sarà anche il rapporto tra UE e Cina.

Lorenza Licata

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