E’ con il titolo adattato di “Piccoli problemi di cuore” che Miki e Yuri, i protagonisti della love-story animata, entravano di diritto nell’utopico immaginario fanciullesco dei loro spettatori. Il 1997 è la data consacrante l’arrivo dell’anime a casa nostra, in Italia, in quella fascia oraria pomeridiana scandita da kinder fetta al latte e viaggi perlustrativi nelle cavità nasali. Da domani, questo duo tormentato, torna a farci sognare ogni mattina alle 08:00!
Ormai, anche i profani ne sono a conoscenza. La prima regola dell’otaku fight club, compagine anime addicted, è una e trina: scopri, ama, risali alla genesi cartacea-povero-illuso.
Perchè? Dietro ad un grande anime c’è sempre un grandissimo manga. Una costante incontrovertibile, mai trascurabile, che aggira i classici convenevoli per palesarsi presto o tardi. Mezzi edulcoranti o sfacciati modus operandi sono a discrezione del mangaka: il creatore originale, unico veicolatore di verità esente da censure aberranti.
E qui vi voglio; se la personalità triviale del fusto Mirko veniva moralisticamente ottenebrata (beccatevi questa chicca: https://metropolitanmagazine.it/kiss-me-licia-la-reale-identita-di-mirko/ ), i “piccoli problemi di cuore nati da un’amicizia che profuma d’ammmore” potevano essere immuni a questa simpatica habitué? Manco per la ce…drata. Quella che ci dobbiamo calare per digerire le suddette omissioni.
Miki e Yuri: censura cosa ci hai voluto nascondere?
Ricomponiamoci e andiamo per ordine. Marmalade boy, titolo originale dell’anime, nasceva nel lontano 1992. A concepire l’intricato plot di questo mostro sacro degli shoujo, è stata Wataru Yoshimizu che, con quest’opera, si è assicurata quel tipo di fama vita natural durante/verso l’infinito e oltre.
I protagonisti sono i due adolescenti Miki e Yuri, prede innocenti di quella meccanicistica ormonale tale per cui “ti penso sempre, sei nella mia mente, ti vorrei con me” e altre melense e, talvolta, inopportune situazioni. Nella versione fruibile a noi popolo di poveri cristi, un giorno, i giovani si ritrovano a vivere in una villetta bi-famigliare opportunamente divisa in due piani (non sia mai si pensasse ad un qualcosa di promiscuo e osceno).
Il movente reale di questa decisione? Uno scambio di coppia! I rispettivi genitori allegrotti dei due ragazzi, infatti, durante una vacanza avevano deciso di fare change. E così, seguendo l’impeto hippie del momento, a decisione ormai presa lo comunicavano a due attoniti figli che, tra ciclo mestruale e tecniche d’autogestione per erezioni spontanee, avevano tanto altro di cui occuparsi a quell’età. Questo accadeva nella versione originale, però.
Il cartone animato, nella sua forma mutilata e stravolta-sennò-pare-brutto, ci somministrava una pillola politically correct: ad accoppiarsi erano solo il papà di Miki e la madre di Yuri rimasta vedova (immagino lo sventurato ravanarsi i gioielli per spirito involontario di sopravvivenza), mentre colui che era il babbo del ragazzo, sul cartaceo, diventava un collega di lavoro random che si risposava con la genitrice di Miki. Oook, Mediaset (?).
Un’altra censura che, a tratti, fa un po’ ridere per quanto sia fallace nella sua risoluzione finale, riguarda la relazione tra Meiko (Mary, per noi) e il professor Namura (Nick, in Italia, come quel Carter di “Tell me why”). Nella rivisitazione nostrana hanno fatto di tutto, tagliuzzando in ogni dove, per spacciare lui come “assistente” del club di tennis dell’istituto, diplomatosi nientepopodimeno che l’anno prima. Le scene superstiti che lo vedono alla cattedra o alla lavagna non spiegano il motivo per cui un moccioso, con dei diritti alla stregua di un raccattapalle, possa fare le veci di un insegnante.
Inspiegabile, poi, il suo allontanamento dalla scuola, sventata la tresca amorosa. Nel nostro Bel Paese però, si sa, l’attitudine di Brooke Logan, che generosamente si faceva perlustrare tutti i pertugi da ciascun componente della famiglia Forrester, era immune a qualsivoglia forma di disapprovazione effettiva. Ancora oggi, il frastuono generato dalla ruminazione fragorosa disperata, tesa a coprire i gorgheggi della sopracitata che ci deliziavano all’ora di pranzo, riecheggiano nell’eternità.
Condannabili, piuttosto, i gusti di Meiko; con un pezzo di
marcantònio come Satoshi (Steve, chez nous) che le gravitava attorno continuamente, la sua scelta ricade sullo scialbo intellettualoide pedofilo. C’è poco da fare, al cuor non si comanda!
Resta una, però, l’omissione madre di tutto l’ambaradan concettuale: il potenziale incesto. La leggenda narra che Cersei e Jaime Lannister avessero, nel loro portafogli, una foto di Miki e Yuri mentre pomiciavano. Stile Santini da idolatrare. Coppia ispiratrice per praticanti novelli della virtuosa prassi dell’amore fraterno. Ebbene, nel manga, ad un certo punto della storia, i due innamorati protagonisti sono vittime di un equivoco: sembrano essere figli dello stesso padre.
La prova di questa verità scottante è una foto casualmente ritrovata che ritraeva, ai tempi dell’università, le due coppie di genitori già dediti allo scambismo in età post-puberale. Una realtà difficile che i due fratellastri sembrano essere pronti ad affrontare, pur di stare insieme. Ma, tutto è bene quel che finisce bene, la coppia scopre di non essere imparentata e si salva per un pelo dalle fiamme dell’inferno. La versione italiana non accenna, ovviamente, a niente di tutto questo.
Per concludere, miei cari lettori smaliziati, ho avuto la gentilezza di riservarvi un epilogo con sorpresa: il finale alternativo che la Yoshimizu aveva concepito in origine. Preparatevi, io vi ho avvisati!
Il finale alternativo che non ha mai visto la luce
Marmalade boy non avrebbe avuto l’happy ending che tutti, felici e contenti, abbiamo letto e ottenuto. Le intenzioni della mangaka erano ben diverse, infatti. Miki e Yuri, nella prima visione della loro autrice, dovevano essere davvero fratellastri e, quindi, costretti a separarsi. Ginta e Arimi non si mettevano insieme manco per sbaglio e Meiko mollava quello stoccafisso di Namura. Il bello era che Ginta avrebbe condannato sé stesso ad affiancare Miki al fine di farle dimenticare il fratellino. Meiko, dal canto suo, avrebbe consolato Yuri.
Il risultato fu un velato, suppongo, cazziatone (licenza poetica inevitabile ndr) dell’editore ai danni di una Yoshimizu molto poco innocente nel voler propinare ai lettori romantici un finale simile. Modificò, quindi, il tiro e tutto il resto è storia. Mi pento e mi dolgo dei miei peccati, dopo queste rivelazioni. Fate sogni tranquilli, signori!
Non dimenticate di seguire, tutte le mattine su italia 1, la versione martoriata di Marmalade Boy: Piccoli problemi di cuore!
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ALESSIA LIO