E alla Milano Fashion Week non abbiamo visto solo body positivity. Sulla passerella abbiamo anche visto inclusività gender, per offrire un posto a chi prima non trovava spazio sotto i riflettori. Dall’età, al sesso, alla taglia, al via all’inclusività, impegno che sta diventando concreto anche nel campo della moda.
Dall’età al gender alle forme: la Milano Fashion Week è per tutti
Nelle ultime stagioni la parola “inclusività” è diventata molto gettonata, soprattutto nell’industria della moda. Non sempre però il reale significato della parola è stato riflesso nelle azioni di coloro che l’avevano invocata. Non sembra però il caso di questa Milano Fashion Week, che ha dimostrato di star scardinando, finalmente, l’assurdo accesso di un solo tipo fisico in passerella. Volti e corpi diversi hanno movimentato le passerelle di quest’anno, descrivendo tutte le sfumature dell’essere umano.
Nicola Brognano da Blumarine, ha dato voce ad ogni corpo, dichiarando che la moda è per tutti, e che riconoscersi in chi sfila è possibile. Un altro stilista impegnato su questo fronte è Andrea Adamo, designer che si è focalizzato su un nuovo concetto di seduzione, adatto ad ogni corporatura. Il cut-out diventa così uno strumento di liberazione che non mortifica alcuna forma e che esprime sensualità.
Anche Marco Rambaldi, come già dimostrato nelle sfilate passate, interpreta al massimo l’inclusività nelle sfilate, grazie a scelte di casting aperte. Nel suo show si sono avvicendate donne, uomini, ragazzi e ragazze di ogni taglia, corpo ed età, in un dialogo continuo sul genere. E Prada dimostra anche che superare le barriere della sessualità è possibile, ospitando in passerella dell’attrice Hunter Schafer (Euphoria), top model e attivista transgender. E, scardinando un altro tabù, Prada non ha esitato a mostrare in passerella modelle senza limiti di età, provando che i suoi capi sono fatti per accompagnare le donne in ogni tappa della loro vita.
La Milano Fashion Week, non ancora conclusa, sta insomma dimostrando che un cambiamento reale nella società è possibile.
Beatrice D’Uffizi
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