Ha mangiato un tiramisù “vegano” e dopo 10 giorni di coma è morta per choc anafilattico. Così ha perso la vita una ragazza di 20 anni, che si è sentita male subito dopo la cena in un ristorante del centro di Milano. Ad ucciderla sarebbe stato proprio il dessert che, a differenza di quanto dichiarato sull’etichetta, conteneva tracce di latte. Un alimento, questo, al quale la giovane era gravemente allergica. La procura del capoluogo lombardo indaga su quattro persone, accusate dei reati di omicidio colposo, frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine. Tra questi, il titolare del ristorante, il responsabile della produzione del tiramisù confezionato e due dipendenti dell’azienda, la Glg srl. Il dolce chiamato “Tiramisun” e con marchio Mascherpa è stato ritirato ieri dal mercato. Stando a una prima analisi sui sette vasetti prelevati dal locale e sui quali è stato disposto il fermo amministrativo, nell’etichetta non sarebbe indicata la presenza di proteine del latte.

Subito dopo avere ingerito i primi bocconi, ha iniziato a sentirsi male e nel giro di pochi minuti ha perso i sensi. Sul posto sono intervenuti immediatamente i soccorsi e la ragazza è stata trasportata in ambulanza all’ospedale San Raffaele di Milano. Lì i medici non hanno avuto dubbi: era in choc anafilattico. Dopo dieci giorni di coma, la 20enne è deceduta nella notte tra domenica e lunedì scorsi. Il pm di Milano Luca Gaglio ha disposto l’autopsia sul corpo della giovane, che dovrebbe essere effettuata già questa settimana. 

Sul tiramisù sono già state effettuate le analisi qualitative e adesso i carabinieri del Nas dovranno chiarire esattamente la quantità di latticini presenti. Oltre che al latte, però, la giovane era ipersensibile anche alle uova. Un fattore che potrebbe anche aver avuto un ruolo nella tragedia. In seguito agli esami dell’Ats, infatti, sarebbero state trovate tracce anche di questo alimento in una maionese prodotta dal locale e usata per condire l’hamburger vegano che la 20enne aveva mangiato. Ulteriori verifiche, infatti, dovranno essere fatte in questa direzione, per capire se la responsabilità del decesso della giovane sia in un qualche modo da ricondurre anche al panino.