“Un milione di modi per morire nel West”, Go West!

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Di Redazione Metropolitan

Dopo lo scorretto ma divertente “Ted”, il vulcanico Seth MacFarlane rincara la dose con questo “Un Milione di Modi per Morire nel West”, parodia del genere cinematografico per eccellenza. E in effetti i luoghi comuni (cittadina polverosa, praterie sconfinate) e cliché (banditi, duelli, prostitute, indiani) ci sono tutti e spesso l’omaggio/presa in giro di MacFarlane è sincero ma, proprio come in “Ted”, non esiste la via di mezzo: o lo si ama o lo si odia.

seth macfarlane
Seth MacFarlane. PhotoCredit: Web

Gente che nasce nel posto e nell’epoca sbagliata

Già nei suoi prodotti televisivi (in particolare la sua creatura più famosa, “I Griffin”) era evidente che l’umorismo di MacFarlane fosse spesso estremo nella sua demenzialità ma anche talmente scatenato da farci scappare più di una risata sincera e divertita. “Un milione di modi per morire nel West” può anche contare su un cast di star (la bellissima Charlize Theron e il carismatico Liam Neeson) disposte a prendersi allegramente in giro e la volontà di parodiare un genere così iconico e tradizionale come il Western è senz’altro lodevole.

Il ritmo quindi è sfrenato e non sono pochi i momenti indimenticabili (la fiera di paese, il numero musicale sull’importanza di avere i “baffoni” per essere un vero uomo oppure l’incontro con gli indiani).

Un milione di modi per morire nel west
Un milione di modi per morire nel west. PhotoCredit: Web

Ma come era già evidente proprio in “I Griffin”, la comicità di MacFarlane tirata per le lunghe non funziona e se manca una sceneggiatura davvero geniale e costante nella sua parodia, il gioco dura poco. E difatti metà delle gag sono mosse da un’eccessiva volgarità che quasi sempre suona gratuita e non tutti i personaggi sono essenziali (particolarmente inutili quelli di Giovanni Ribisi e Sarah Silverman).

Inoltre, come in tutte i lavori del regista, se non si possiede una notevole cultura cinematografica o una buona conoscenza sul mondo dello spettacolo americano, lo scherzo non sempre è comprensibile a un pubblico non americano. Ciò è evidente soprattutto vedendo la presenza di diverse guest star (Wes Studi come capo indiano o Gilbert Gotffried nei panni di un improbabile Abramo Lincoln) e di attori che scherzano su loro stessi (tra cui Neil Patrick Harris che richiama in parte il suo Barney di “How I met your mother”).

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Un milione di modi per morire nel west. PhotoCredit: Web

Quello che si burla degli eroi

Il divertimento c’è ma non sempre è efficace come vorrebbe e stavolta l’umorismo del regista mostra davvero la corda. Perché se con cartoni animati della durata di venti minuti la sua comicità di grana grossa e senza un attimo di respiro funziona, un film lungo quasi due ore è tutt’altra cosa.

McFarlane si rifarà con il successivo “Ted 2” (forse il suo migliore film da regista a oggi) ma “Un milione di modi per morire nel West”rimane una grande occasione sprecata.

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Un milione di modi per morire nel west. PhotoCredit: Web

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