La dose di richiamo del vaccino Covid-19 di Moderna, come anche Biontech-Pfizer, ha generato una promettente risposta immunitaria contro le varianti più pericolose del Sars-Cov2, la brasiliana e la sudafricana.

“Siamo incoraggiati da questi nuovi dati, che rafforzano la nostra fiducia nel fatto che la nostra strategia di richiamo possa essere protettiva contro queste nuove varianti individuate. La forte e rapida spinta dei titoli a livelli superiori alla vaccinazione primaria dimostra anche chiaramente la capacità di mRNA-1273 di indurre la memoria immunitaria”, commenta Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna. La piattaforma mRNA di Moderna, prosegue, “permette una rapida progettazione di candidati vaccini che incorporano mutazioni chiave del virus, permettendo potenzialmente un più rapido sviluppo di futuri vaccini alternativi abbinati alle varianti, qualora fossero necessari”. Quindi, aggiunge Bancel, “continueremo ad apportare tutti gli aggiornamenti necessari al nostro vaccino Covid-19 per controllare la pandemia”.

Il responsabile delle ricerca sulle malattie infettive e vicepresidente di Moderna Andrea Carfi ha spiegato ad un’intervista a La Stampa: “Nei test di laboratorio abbiamo visto che nel sangue delle persone vaccinate gli anticorpi neutralizzanti diminuiscono di sei, anche sette volte nel caso della variante sudafricana, di circa tre volte se vengono misurati sulla variante brasiliana, mentre non ci sono perdite rilevanti rispetto alla mutazione di origine britannica”. I tempi per ricalibrare il vaccino su una nuova variante appaiono brevi: “In questo caso ci sono voluti 35 giorni per generare il vaccino e due settimane di studi clinici per avere datti sulle risposte anticorpali. Può sembrare poco ma in realtà dobbiamo solo cambiare la sequenza dell’Rna messaggero. È la produzione poi a richiedere tempo”. 

Anche Biontech-Pfizer sta cercando di lavorare sulla sicurezza e l’efficacia della popolazione più giovane: “Abbiamo avviato due studi, uno arruolando 2.500 adolescenti dai 12 ai 17 anni che pensiamo di portare a termine entro questa estate. L’altro è condotto su 6.500 bambini in età pediatrica tra sei mesi e 11 anni con dosaggi decisamente più bassi e contiamo di concluderlo positivamente per fine anno, primi del prossimo”.