Mondragone, il coronavirus fa scoppiare una guerra tra poveri

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Di Stefano Delle Cave

Sale la tensione a Mondragone dopo che il 22 giugno i palazzi Cirio sono stati dichiarati zona rossa a causa di un elevato numero di contagi da coronavirus che oggi continua a salire. È guerra tra la comunità di braccianti bulgari locali e i residenti del luogo. Il governatore De Luca che ha ottenuto l’invio dell’esercito è pronto a chiudere la città se la situazione non migliora.

Mondragone, la rabbia della gente


È una vera e propria guerra tra poveri quella scoppiata a Mondragone. Da un lato c’è la comunità bulgara che vive nei palazzi Cirio . Nonostante il divieto sono scese in strada 50 persone chiedendo che i negativi possano lavorare. Dall’altro lato ci sono i residenti locali che si aspettavano in questo periodo una boccata di ossigeno portata all’economia del luogo dai turisti. Ora con l’istituzione della zona rossa i mondragonesi hanno fatto sentire la loro voce contro la comunità bulgara accusata di non rispettare le regole con una grande manifestazione non senza atti di violenza. Molte auto a targa bulgara sono state vandalizzate e non è mancato il lancio di sedie in strada. “Non si devono sentire più padroni della città, ormai ci siamo svegliati dopo 20 anni”, ha urlato uno dei manifestanti.

La guerra tra poveri a Mondragone a  a causa del coronavirus
Gli scontri a Mondragone, fonte zazoom.it

La risposta del governatore De Luca

Per rispondere a questi crisi improvvisa il governatore della regione Campania Vincenzo De Luca ha ottenuto l’invio di militari a Mondragone. Inoltre De Luca ha ricordato che per oggi è previsto l’inizio dello screening a base volontaria dei cittadini che potranno salire a bordo di camper ed effettuare tamponi. Il governatore, qualora vi siano “100 positivi dopo 3-4 mila tamponi di screening”, è pronto a chiudere l’intera città. Nel frattempo sale la tensione mentre il sindaco di Mondragone Virgilio Pacifico fa sapere che “il problema sociale è forte ma non è questo il momento di acuire lo scontro con la comunità bulgara”.