Dimenticate gli animali canterini della Disney e la favola che conoscevate: il trailer di Mowgli ci mostra una Giungla molto più oscura.

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Lo aspettavo da tempo. Kipling andava vendicato. Non mi fraintendete, sono cresciuta anch’io con l’allegro orso Baloo che canta lo Stretto Indispensabile (e lo adoro), ma il Libro della Giungla è un racconto epico, cruento, e andava strappato via dalle zampe della Disney. Finalmente avremo una versione più adulta, cupa e matura del classico britannico, e se conosco bene Andy Serkis, sarà una bomba.

Chi meglio dell’attore che ha interpretato Gollum e Caesar nel Pianeta delle Scimmie può dirigere un film tutto in motion capture? E il cast è stellare: Cate Blanchett è Kaa (il pitone delle rocce), Christian Bale è Bagheera (la pantera), e ad interpretare Shere Khan, la Tigre Zoppa, la profonda voce di Benedict Cumberbatch.

(via web, le nuove still in HD)

La Giungla di Kipling è selvaggia e crudele, antica e severa. È l’India coloniale del diciannovesimo secolo, vista da un bianco: violenta, misteriosa e ribelle. Ha una Legge ben diversa da quella degli Uomini, è tanto affascinante quanto pericolosa. Serkis promette di catturare questo vibe, rendendo giustizia all’autore. Il film è già stato etichettato PG-13 per “immagini sanguinarie” e un “Baloo troppo dark“, interpretato dallo stesso Andy.

Del Libro della Giungla non ho mai dimenticato alcuni racconti. La cruenta battaglia tra branchi di Lupi, che faceva concorrenza ad un film di Tarantino; Il pitone Kaa che ipnotizza le sue prede, facendole gettare nelle sue fauci col sorriso; Mowgli che scuoia Shere Khan e appende la sua pelle striata sulla Rupe del Consiglio. Scene suggestive quanto terrificanti, sempre con una morale chiara. 

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È la storia di Mowgli, alla ricerca della sua identità. Non è un Uomo, non è un Lupo. Capirà di non appartenere alla Giungla, verrà tradito, sarà un reietto alla ricerca di se stesso, e dovrà tornare alle sue radici. Confrontarsi con gli Uomini. E scontrarsi con la loro società. Serkis ha dichiarato di voler cogliere questo conflitto straziante, la mancanza del senso di appartenenza, l’odissea di un orfano che non trova il suo posto. 

Rendere giustizia ad un classico della letteratura non è facile, le promesse sono tante, e tante sono le aspettative. Non ci resta che aspettare Ottobre 2018, e sperare che Andy ci sappia portare nell’India di Kipling.

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