
I vent’anni sono un’età strana fatta di complicatissime contraddizioni: ci si affaccia alla vita cercando di plasmare il proprio futuro, sospinti da un desiderio di emancipazione e al contempo frenati da quell’insicurezza derivante dall’ignoto. Nessuno ha mai detto che sia semplice da affrontare, ma sicuramente risulta ancor più spaventoso farlo se il mondo che ti è stato lasciato in eredità risulta essere un luogo in cui scarseggia la speranza. E’ questo che prova a raccontare “Figli dei fuori“, l’ultimo singolo pubblicato da Namida, con cui abbiamo parlato nell’intervista che segue.
“Figli dei fuori”: un brano per cantare l’incertezza giovanile

“Figli dei fuori” è l’ultimo brano pubblicato da Namida e disponibile su tutte le piattaforme di streaming dal 31 marzo scorso. Scritto dalla giovanissima cantautrice torinese e prodotto da Davide Maggioni e Gianmarco Grande, ci troviamo ad ascoltare un urlo di denuncia per la Gen Z: la ballata pop punk fa suo quel simbolismo degli Anni ’70, ricordando le rivoluzioni socioculturali portate avanti dai giovani dell’epoca, intenzionati a cambiare quella realtà inamidata e odorosa di naftalina che erano costretti a vivere. Con maestria, dunque, l’artista intraprende un paragone con la generazione attuale condannata a un presente insoddisfacente e costellato da costrizioni ingombranti, generate da un sistema grigio e opprimente.
Namida, conosciuta anche come Claudia Pregnolato, ventitreenne di Torino, mette così a disposizione la sua voce calda e potente dal retrogusto internazionale, promuovendosi a traduttrice e narratrice di quel malessere giovanile che lei stessa si ritrova a fronteggiare, alle prese con l’ingresso in quella prima fase adulta così poco allettante. Si assiste così a un involontario e poco esplicito dialogo che vede l’accomunarsi tra ragazzi di oggi e genitori, ragazzi di ieri… Perché non importa a quale epoca storica si appartenga, diventare grandi farà sempre una paura fottuta. Specie se di fronte a prospettive svilenti.
L’intervista a Namida
MM: Innanzitutto, come stai Namida? Raccontaci questo tuo momento.
N: Tutto bene, è un periodo bello carico. Ci sono sempre tante cose da fare e devo dire che mi piace essere circondata da così tanti stimoli.
MM: All’anagrafe sei Claudia Pregnolato, nel mondo musicale, Namida. Perché hai scelto di adottare un nome d’arte e perché proprio “Namida”?
N: Non ci sono grandi motivi filosofici dietro alla scelta del mio nome, l’ho trovato casualmente e l’ho sentito subito mio. Penso sia bello potersi scegliere un nome visto che quello di “battesimo” ce lo scelgono i nostri genitori.
MM: Chi è esattamente Namida? Raccontaci un po’ di te.
N: Sono una semplice ragazza di provincia che scrive canzoni e cerca di raccontare quello che le succede attorno e dentro. La musica è il mio canale di comunicazione primario, io attraverso di lei riesco ad esprimere quello che a parole non riesco a dire per colpa della mia timidezza che mi contraddistingue fuori dal palco.
MM: Ma quanto comunicano Claudia e Namida? Sono legate da un effetto Matrioska reciproco oppure sono due entità sconnesse?
N: Sono la stessa persona, semplicemente Claudia è la parte più introversa/dolce, quella che fornisce gli input di scrittura a Namida. Namida invece è la mia parte “strong” che non ha paura di dire quello
che pensa.
MM: Sei una cantautrice punk rock, vale a dire, un unicorno in questo panorama musicale. Come vivi il tuo essere donna in un ambiente che, stereotipicamente, viene pensato per gli uomini e vede la presenza femminile relegata prevelentemente al ruolo della groupie?
N: Posso dire che questo non avviene solo nella corrente Punk? Per le donne è generalmente difficile poter emergere e farsi sentire in qualunque ambito. Io seguo me stessa, voglio fare la musica che mi piace e che mi rappresenta. Ho una personalità forte sul palco e dentro ho tantissima energia che non saprei come sprigionare altrimenti. Questo è proprio un genere che mi diverte e che mi fa sentire pienamente me stessa.
MM: Il 31 marzo è uscito il tuo nuovo singolo “Figli dei fuori”, in cui fai riferimento agli Anni ’70 e ti fai portavoce dei malesseri di un’intera generazione, quella attuale. Ma qual è la genesi di questa canzone? Come è nata?
N: “Figli dei fuori” è nata dal titolo, uscito da una chiacchierata scherzosa con mia sorella, dove provavamo a fare un’ “identikit” della nostra generazione. Questa canzone nasce dal mio amore per gli anni ‘70, anni di grandi rivoluzioni e a mio parere, come allora, anche noi ragazzi di oggi stiamo vivendo in un’epoca di grandi cambiamenti sociali che ci destabilizzano. Viviamo alla giornata, con un futuro incerto ma con la speranza di lasciare un mondo migliore.
MM: Nella ricerca delle sonorità giuste per il tuo brano, ci sono stati gruppi o artisti della scena rock che ti hanno ispirata?
N: My Chemical Romance, Blink 182, Green Day, Verdena.
MM: Stai lavorando alla realizzazione del tuo primo album, “Figli dei fuori” ne farà parte? Puoi farci qualche spoiler?
N: Sì, sto lavorando all’album e sono molto soddisfatta della forma che sta prendendo. Sono uscita in questi mesi con una serie di singoli che faranno tutti parte del disco. Ne cito alcuni: “AIP”, “Carta,forbice,sesso”, “Figli dei fuori”. Lavoro a questo progetto da più di un anno con tanta passione, riflettendo su ogni dettaglio. Sono molto contenta di dirvi che dopo l’estate sarà accessibile a tutti.
MM: Oltre all’uscita del tuo disco, quali progetti hai per il futuro?
N: Sicuramente per me è fondamentale la dimensione live quindi, con il team stiamo lavorando molto per poter toccare più città possibili dove poter cantare e divertirci con il pubblico.
Articolo di Valentina Galante
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