Nancy Brilli rivela: “Con Fossati ci siamo traditi per ripicca”

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Di Redazione Metropolitan

Nancy Brilli, stimata attrice con una grande carriera, e vincitrice anche di un David di Donatello alla premiazione del 1990, si racconta in un’intervista.

Gli ultimi anni

Il periodo del Covid è stato definito dall’attrice come “terribile”, poiché i progetti venivano rimandati all’infinito. «La tournée teatrale di A che servono gli uomini, con la regia di Lina Wertmüller, si è bloccata sul nascere. C’è stata una causa col produttore, tanti hanno preso la palla al balzo del lockdown, un tira e molla bestiale. Fino a quando ho ripensato a Manola di Margaret Mazzantini, che avevo portato in scena con lei 25 anni fa, la prima regia di suo marito, Sergio Castellitto. Tre anni di successi. Ora accanto a me c’è Chiara Noschese. Io sono Anemone, irriverente, gaudente, scopereccia; lei è Ortensia, profonda, rompiballe, vagamente iettatoria. Giriamo l’Italia, ne approfitto per fare la turista. E ho imparato a usare bene i social».

La sua carriera nel cinema

Nancy Brilli racconta del periodo in cui l’allontanarono dal cinema, in un momento in cui non le avevano più proposto film. «Perché alcune dirigenze Rai hanno avuto i loro gusti, lì funziona così. La cosa particolare è che per tutto questo tempo mi è stato riconosciuto il ruolo di star, come cachet di ospite nelle prime serate. Non mi è stato negato il ruolo, però non mi arrivavano proposte. L’ex capo della Rai preposta a decidere era una donna: mi disse, le vere femmine non sono più le ragazze degli Anni ’90. Cosa vuol dire? Io sono un’attrice che recita. Non c’è cosa peggiore delle donne di potere che imitano gli uomini peggiori».
L’attrice fa sapere di come non poté proporsi ai vari registi, poiché non sono loro a scegliere i cast, ma le dirigenze. Confessa che certe volte ha pensato di smettere di recitare, addirittura. Anche in seguito a brutti incontri avuti in passato con produttori, che al suo rifiuto le avevano chiuso le porte del cinema per un po’. «Ho pagato caro il mio rifiuto, per molto tempo non ho lavorato. E non potevo farci niente. Non esisteva il Me Too».

Alle scene di nudo, sempre rifiutate, l’attrice risponde tuttavia con stima e ammirazione alle donne che riescono a girarle. Un gesto coraggioso e sfrenato, che secondo lei merita rispetto.

I quattro amori mai dimenticati di Nancy Brilli

Nonostante numerosi incidenti, tra cui il naso rotto due volte, l’attrice ha conservato la sua bellezza originaria. Un problema che spesso le ha creato disagio è stata proprio la sua relazione con un chirurgo plastico, che alimentava i gossip sui possibili mille ritocchi che si concedeva.
Diversa, invece, il legame avuto con i quattro uomini della sua vita.
«Massimo Ghini, il mio primo marito, simpatico, genuino, farfallone, giocherellone. Il secondo marito è stato Manfredi, piuttosto assente, comunque una persona perbene. E poi ha un sedere bellissimo. Evidentemente ci voleva l’ormone Manfredi per fare un figlio (Francesco, 22 anni appena compiuti), con una donna a cui avevano sempre detto che non poteva rimanere incinta. Con Roy De Vita per anni abbiamo costruito una famiglia, che di fatto sopravvive nei nostri figli: Francesco, Andrea che è figlio di Roy e Matteo, uno dei figli di Luca. Sono cresciuti insieme, si vedono sempre. Roy ama cose che io non amo… Quando i gusti di vita sono così diversi è difficile andare avanti. Prima di lui c’è stato un cantautore, Ivano Fossati. Qualità di vita altissima di pensiero, un amore che si è cannibalizzato. Ci sono stati tradimenti. Mi ha tradita perché mi voleva sempre con lui, e io l’ho tradito per ripicca. Ci siamo infilati in un buco nero che ha portato tristezza e un gran male a tutti e due. I tradimenti non li sopporto nemmeno nell’amicizia. Quando hai la mia fiducia, è totale; è come l’onestà: o sei onesto o non lo sei».

E quel famoso incidente…

La Brilli chiarisce anche una situazione che le si era presentata ormai anni fa. L’attrice diede infatti uno schiaffo ad un famoso regista italiano, Paolo Virzì. Il fattore scatenante? «Mi disse che non potevo fare l’operaia al cinema se andavo il sabato sera in tv da Pippo Baudo. Ero inferocita. Non c’è stata occasione di chiarire l’episodio. E mi spiace molto perché in Italia è diventato il regista più bravo a raccontare le donne».

Beatrice D’Uffizi

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