Dopo Sarri e il secondo posto in classifica, per il Napoli è arrivato il momento di andare avanti. È cominciata l’era Ancelotti e tutti sono ora curiosi di scoprire quali sono le potenzialità della nuova squadra.

Dopo il sarrismo, comincia l’era Ancelotti

Un’esiguità di acquisti fatti finora dalla società comporta che, probabilmente, sarà Carlo Ancelotti il vero top player del nuovo Napoli versione 2018/2019. Spetta a lui raccogliere la pesante eredità lasciata dal tecnico toscano. Perché, se il sarrismo non è riuscito a portare a casa l’agognato scudetto, che ormai manca dal lontano 1990, lo spettacolo che ha regalato ha avuto la capacità di entrare nel cuore dei tifosi tutti e nelle lodi di molti addetti ai lavori. Dopo il sarrismo comincia ora, forse, l’era del pragmatismo.

Come potrebbe giocare, quindi, il Napoli dell’ex allenatore, fra le altre, di Juventus, Chelsea, Paris Saint Germain, Real Madrid e Bayern Monaco? Ancelotti, lo sappiamo, è passato alla storia per il suo albero di Natale, ovvero il 4-3-2-1, sperimentato con il Milan. Al momento, però, il tecnico emiliano sembrerebbe orientato a mantenere l’assetto tattico che ha fatto le fortune dei partenopei nelle ultime due stagioni. E, nonostante il pesante 5-0 rifilato dai Reds del Liverpool nella prima amichevole di spessore giocata finora, questa scelta potrebbe risultare la più adeguata. Stravolgere troppo gli schemi di una squadra abituata a giocare a memoria rischierebbe di trasformarsi in un’opera deleteria. Tre erano state, invece, le vittorie in altrettante e precedenti partite estive contro Gozzano (4-0), Carpi (5-1) e Chievo (2-0). La sfida di domani contro il Borussia Dortmund sarà un ulteriore banco di prova per l’undici di Ancelotti e per capire come si comporterà il suo Napoli nella stagione ventura. Al momento, dunque, possiamo solo prevedere un gioco parzialmente diverso, meno improntato allo spettacolo e più al gol. Meno tocchi di prima, meno possesso palla e più verticalità. Con l’unica certezza del 4-3-3.

Il mercato

Ormai fermo da diverse sessioni, il mercato del Napoli è il vero tasto dolente che affligge la squadra e i tifosi. Salutati Reina e Jorginho, la campagna acquisti dei partenopei non è affatto decollata. La rosa e, soprattutto, l’undici titolare rimangono sostanzialmente inalterati da ormai almeno due anni. E, probabilmente, è stato proprio questo fattore a creare l’acredine e le schermaglie fra De Laurentiis e Sarri, culminate con l’addio di quest’ultimo. Younes, Ciciretti, Karnezis, Meret, Verdi e Fabian Ruiz gli unici innesti per il prossimo anno. Nomi che, di certo, non hanno fatto fare salti di gioia ai tifosi, impegnati in una continua contestazione nei confronti del patron. Se, ripetiamo, il principio cardine è quello di non smantellare un ingranaggio che oramai funziona alla perfezione, dall’altro un rinnovamento e uno svecchiamento si presentano come necessari. Inutile dire che ogni stagione che passa la squadra invecchia di un anno.

Aurelio De Laurentiis, 69 anni.

Bisognerà poi vedere come si comporterà in cabina di regia Marek Hamsik, anche lui non più un ragazzino. Juventus, Milan, Inter e Roma, poi, si sono tutte rinforzate e il Napoli si presenta, quindi, un passo indietro rispetto alle contendenti per i posti in Champions League. È questa la sfida più importante cui è chiamato ad affrontare Carlo Ancelotti. Confermare quanto di buono fatto in questi anni dal suo predecessore e, se possibile, alzare ulteriormante l’asticella dei risultati. Mantenendo, però, la stessa rosa, nel segno di una parziale continuità tra il sarrismo e l’era Ancelotti.

Riccardo Ciriaco