Il 29 novembre del 1947 si tiene un’assemblea internazionale voluta dalle Nazioni Unite. All’ordine del giorno c’è la votazione per la creazione dello Stato di Israele. Gli ebrei, dopo centinaia di anni tra persecuzioni e pogrom hanno finalmente uno Stato.

La questione della creazione di uno Stato ebraico è antecedente alle vicende della Seconda Guerra Mondiale, quando le circostanze richiesero necessariamente un luogo in cui gli ebrei potessero tornare.

La Palestina era da sempre un luogo abitato dagli ebrei ma il loro numero era talmente basso da non suscitare timori nei loro vicini di casa: gli arabi.

Verso la fine del XIX secolo si fa strada il cosiddetto movimento sionista, il quale si prefigge l’obiettivo della creazione di uno Stato, poiché: “un popolo che non ha un paese è un popolo che può essere condotto al macello”.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale, il Regno Unito impose la sua presenza in Palestina e si dichiarò sin da subito favorevole alla creazione di uno Stato ebraico.

Nel corso del 1919 gli inglesi attuarono un censimento della popolazione da cui risultò che il 98% era rappresentato da arabi. All’epoca soltanto 70.000 ebrei vivevano in Palestina.

Nel primo decennio del 1900 molti ebrei erano migrati in America e soltanto un ristretto numero aveva raggiunto la Palestina.

Gli storici raccontano di una convivenza pacifica tra arabi ed ebrei

Allo stato delle cose la creazione di uno Stato sembrava non creare problemi per nessuno, motivo per il quale nel 1922 l’ONU affida al Regno Unito un mandato per la creazione dello Stato D’Israele. La notizia fa il giro del mondo e si assiste ad una massiccia immigrazione di ebrei in Palestina.

L’aumento della popolazione ebraica inizia a creare dissensi in quella araba e nuove aspirazioni nazionaliste si fanno strada tra gli animi ormai non più sereni.

A peggiorare la situazione, nel 1933, c’è la nomina a cancelliere di Adolf Hitler e l’inizio dell’era nazista.

Fino alla proclamazione delle Leggi di Norimberga, agli ebrei che ne facevano richiesta, era concesso di lasciare il paese. Ma con l’acuirsi delle tensioni e dei metodi del regime gli ebrei rimasti in patria non potettero più scappare.

Ciò che è successo con la Seconda Guerra Mondiale è un fatto storico noto a tutti.

La Shoa, però, non terminò con la fine della guerra. Gli ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento erano restii nel tornare nei paesi da cui erano stati deportati. La creazione da parte degli Alleati di campi di “smistamento” era solo un diversivo poiché il Regno Unito non permetteva il loro ingresso in Palestina.

Nascita Stato di Israele

Il 29 novembre 1947, l’ONU vota la risoluzione n.181 con 33 sì e 10 no: lo Stato di Israele è stato creato, anche se si dovrà aspettare il maggio 1948 per una creazione “ufficiale”.

La creazione dello Stato prevedeva la spartizione della Palestina, condizione che gli arabi non accettarono poiché avrebbero dovuto cedere parte della loro terra.

Il conflitto Israele-palestinese era alle porte: attendeva solo un motivo per scoppiare. Da allora numerose guerre si sono succedute e ancora adesso ebrei e palestinesi si contendono zone e città, tra cui Gerusalemme.