Musica

Nat King Cole, la voce suadente della musica jazz

Nathaniel Adams Coles, conosciuto al mondo come Nat King Cole nacque a Montgomery, in Alabama, il 17 marzo 1919 sotto il segno dei Pesci.
Trasferitosi da bambino con la famiglia a Chicago, qui imparò presto a suonare il pianoforte appassionandosi poi al jazz, alla musica gospel e classica. Con la musica nelle vene sin dalla tenera età era indubbio che Nat avrebbe fatto della sua passione la sua vita.
Tra i suoi punti di riferimento vi erano Louis Armstrong e Earl Hines, che sin da adolescente Nat King Cole andava ad ascoltare nei locali.

Poi arrivò il momento per Nat di far sentire la propria voce. Nel 1936 incise il primo disco insieme al fratello Eddie. Trasferitosi poi a Los Angeles creò il suo primo gruppo musicale, il Nat King Cole Trio. Il trio divenne molto popolare tra gli anni ’40 e ’50, registrando numerosi hit che hanno fatto conoscere il gruppo in tutto il mondo.
Ma il vero successo arrivò nel 1940 con il brano Sweet Lorrain. Presto il gruppo dei Nat King Cole Trio arrivò a firmare un contratto importante con la Capitol Records nel 1943 e lanciò una nuova serie di hit, tra cui (I Love You) For Sentimental Reasons, che raggiunse la prima posizione nella Billboard Hot 100. Nei brani emerge il modo suadente, caldo e avvolgente di cantare che naturalmente Cole aveva. Una morbidezza e una carezza che entrava in contrasto con l’atteggiamento aggressivo in voga in quegli anni, e che gli garantì una cifra distinguibile e unica.

Nat King Cole, la fine del Trio e l’inizio da solista

Il primo successo di Nat come cantante fu Straighten Up and Fly, brano antesignano dei primi rock and roll e basato su una vecchia favola popolare nella comunità nera che suo padre usò come spunto per un sermone. Il successo della canzone dimostrò che esisteva un pubblico che seguiva musica derivata dalla tradizione folk.
Il suo più grande successo mondiale fu però Mona Lisa, brano del 1950 che rimase in cima alla classifica americana per cinque settimane e conquistò anche un Grammy.

Nat King Cole aveva ormai raggiunto il successo planetario; negli anni Cinquanta divenne il primo artista afroamericano ad avere un programma radiofonico e poi uno show televisivo a copertura nazionale. Ciò dimostra la grande influenza che il giovane cantautore e polistrumentista aveva a livello mediale. Tuttavia erano pur sempre gli anni Cinquanta e le trasmissioni non durarono molto a causa della mancanza degli sponsor, ritiratisi per il colore della pelle del cantante.
Il razzismo in quegli anni era il principale nemico contro cui Nat doveva combattere. Una piaga della società che purtroppo, seppur diffusamente in una maniera più lieve, è ancora troppo presente. Lo stesso cantautore spesso si rifiutò di suonare in locali dove venivano applicate le norme di segregazione e subì attacchi, offese e umiliazioni.

Cultura a colori

Nat King Cole, tra il razzismo e la potenza della musica

Un grande artista che ha dovuto farsi strada in un mondo che faticava ad accettarlo solo per il colore della pelle e la provenienza; un uomo che ha lottato tutta la vita contro l’ignoranza altrui, facendo della musica l’unico faro fonte di luce in un pianeta buio e perfido.
Purtroppo il buio arrivò comunque troppo presto per Nat, che a soli 46 anni morì per un cancro ai polmoni all’ospedale St. John di Santa Monica, in California.
Una morte prematura che però non ha fermato la potenza della musica, in grado di varcare confini, di superare il tempo, la morte, le differenze sociali, i pregiudizi, l’ignoranza. Oggi Nat King Cole è amato come un tempo grazie alla sua musica, immortale e ispiratrice.

Nicole Ceccucci

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