È stato uno dei musicisti jazz più famosi e innovatori del secolo scorso, nonché cantante dalla voce inconfondibile. Con la sua tromba, Louis Armstrong ha contribuito in maniera decisiva all’evoluzione e alla diffusione del jazz, partendo dai bassifondi di New Orleans fino ad arrivare ai palchi più prestigiosi del mondo.

Louis Armstrong con dei bambini - Ph: web
Louis Armstrong con dei bambini – Ph: web

“Nacque povero, morì ricco e non fece mai del male a nessuno lungo la strada” Duke Ellington

Le sliding doors del giovane Louis Armstrong

Ripensando alla vita di colui che nacque Louis Daniel Armstrong il 4 agosto del 1901, non si può fare a meno di ragionare sulle sliding doors che si sono rivelate determinanti per far sì che noi oggi ne parliamo come uno dei più geniali musicisti del ‘900. Quantomeno per ciò che riguarda i primi anni della sua esistenza e gli avvenimenti che lo hanno portato ad avvicinarsi alla musica. Perché tutto si sarebbe detto del piccolo Louis, tranne che fosse nato sotto una buona stella.

La prima porta scorrevole lo ha fatto affacciare al mondo nella città di New Orleans, che all’epoca era estremamente razzista, e più precisamente nel quartiere di “Battlefield” (campo di battaglia), soprannome che rende superflua ogni ulteriore descrizione. Quando aveva solo pochi mesi, suo padre abbandonò la famiglia in condizioni talmente povere che la madre era costretta a prostituirsi e, in seguito, da bambino, Louis cercò di racimolare qualche soldo raccogliendo cartacce o cantando per strada con altri ragazzini.

Louis Armstrong - Ph: web
Louis Armstrong – Ph: web

Ad 11 anni sparò un colpo di pistola in aria la notte di Capodanno e per questo fu spedito in riformatorio. E fu li che un’altra porta scorrevole mise sul suo sentiero il professor Peter Davis, che gli diede una disciplina ma soprattutto gli fece scoprire la musica, insegnandogli a suonare la cornetta e facendolo cantare nel coro.

Quando dopo più di un anno di riformatorio tornò “libero”, l’ennesima sliding door gli fece incontrare Joe “King” Oliver, il più importante cornettista della città, che lo prese sotto la sua ala protettrice e ne divenne mentore. Seguirono anni in cui Louis si fece le ossa suonando sui battelli sul fiume Mississippi e imparò a leggere la musica. Ma soprattutto iniziò a costruire un proprio stile ben definito che gli permise di essere incluso in vari assoli di tromba. Nel frattempo, era diventato “Satchmo”: bocca a sacco.

Louis Armstrong – When The Saints Go Marching In

Gli anni ’20, Chicago, New York e la trasformazione del jazz

Nel ’22 Armstrong raggiunse Oliver a Chicago, che nel frattempo stava diventando il nuovo maggior polo d’attrazione per i musicisti jazz. In seguito, si spostò a New York, spinto dalla moglie Lilian Hardin, che cercò di persuaderlo ad intraprendere una carriera solista. Fece poi ritorno a Chicago nel ’25 e, con gli Hot Five prima e gli Hot Seven poi, produsse alcuni degli album che maggiormente hanno influenzato il jazz da quel momento, facendolo evolvere da una musica basata su un ensemble ad un’arte solista (per questo motivo, nel 2002 le registrazioni vennero introdotte nella United States National Recording Registry). Anche le sue performance vocali andarono migliorando e divenne pioniere della tecnica dello scat.

Quando iniziò la Grande Depressione si spostò a Los Angeles per poi intraprendere, nei primi anni’30, un tour in Europa. Nel frattempo, aveva iniziato a prendere parte ad alcuni film. Nel novembre del ’47 tenne insieme alla sua nuova band, gli All Stars, un concerto memorabile alla Symphony Hall di Boston, durante il quale, in un perfetto gioco delle parti, grazie alla profonda conoscenza che ognuno di loro aveva degli altri, i musicisti si alternarono in una sfilata di assoli su un tappeto musicale collettivo dominato dal dixieland. La front line vedeva il trio Louis Armstrong, Barney Bigard e Jack Teagarden con alle spalle Earl Hines, Arwell Shaw e Big Sid Catlett. Da quella sera la band entrò nella leggenda.

Louis Armstrong - Ph: web
Louis Armstrong – Ph: web

Il successo

Negli anni successivi fino alla sua morte nel ’71, Armstrong vide crescere sempre più il proprio prestigio e la propria popolarità. Soprattutto la sua immagine di uomo di spettacolo trasse vantaggio dal suo grande carisma, che spesso ne offuscava i meriti artistici. Collaborò con i maggiori musicisti al mondo (fra i tanti, pensiamo ai tre album in coppia con Ella Fitzgerlad) e scrisse alcuni tra i brani più iconici e di successo della seconda metà del ‘900, fra i quali ricordiamo Mack The Knife, Hello, Dolly! (che scalzò i Beatles dal primo posto della Bilboard Hot 100) e What a Wonderful World.

Durante la sua carriera dovette spesso prendersi dei periodi di pausa dallo strumento, dedicandosi per lo più a cantare, a causa delle deformazioni alle labbra e alle dita provocate dal suo modo di suonare la tromba.

Louis Armstrong – What A Wonderful World

Race, milieu, moment

Solitamente, quando si analizza la figura di un musicista di successo, si prendono in considerazione tre elementi: il fattore ereditario, l’ambiente sociale e il momento storico. Riguardo al primo, nel caso di Armstrong, possiamo decisamente escludere l’eventualità di un talento trasmesso dalla famiglia. Sicuramente però il contesto sociale e le contingenze storiche hanno avuto dei ruoli fondamentali per la sua evoluzione artistica.

Paradossalmente, il degrado e la povertà in cui Armstrong nacque crearono le condizioni per il suo avvicinamento alla musica. La città di New Orleans, con la sua atmosfera decadente ma al contempo vibrante di stimoli creativi e influenze dalle origini più svariate, costituì il brodo primordiale dal quale Satchmo attinse a piene mani. La crisi economica degli anni ’30 e i conseguenti flussi migratori contribuirono alla mescolanza e all’incontro di musicisti e stili diversi.

Ogni volta che chiudo gli occhi per soffiare nella mia tromba, guardo nel cuore della buona vecchia New Orleans… Mi ha dato qualcosa per cui vivere.

Louis Armstrong - Ph: web
Louis Armstrong – Ph: web

La leggenda di Satchmo nella musica

A causa della sua forte personalità e della sua immagine di uomo di spettacolo, Armstrong fu a volte criticato e soprannominato “Zio Tom” da chi lo accusava di non fare abbastanza per la “causa dei neri”. In realtà fu un forte sostenitore finanziario di Martin Luther King Jr e di altri attivisti per i diritti civili, preferendo però non mischiare il lavoro con gli ideali politici. Inoltre, in occasione del conflitto tra segregazionisti e antisegregazionisti in Arkansas nel ’57, il trombettista criticò il Presidente Eisenhower per la sua inattività e cancellò un tour in Unione Sovietica, rifiutandosi di rappresentare all’estero un paese che non rispettava i diritti di una parte del proprio popolo.

L’influenza che Louis Armstrong ha avuto sulla musica jazz è enorme: dal punto di vista tecnico, ha reso la tromba uno strumento solista di primo piano e si è distinto in quanto maestro dell’improvvisazione. Anche il suo stile vocale è diventato punto di riferimento per tantissimi cantanti come Frank Sinatra, Billie Holiday e Bing Crosby, il quale a proposito di Armstrong ha affermato:

“E’ l’inizio e la fine della musica in America”

Emanuela Cristo

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