Natale e cibo, storia del Pandoro: uno dei dolci tipici della tradizione italiana

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Di Marco Pozzato

Premiamo fra le dita una soffice pasta dorata, il cui dolce profumo di vaniglia ci accarezza la punta del naso, mentre il gusto morbido e semplice della tradizione già ci riporta indietro, ai natali passati, passati in compagnia dei nostri cari, e sogniamo ad occhi aperti la luce di un camino, che si riflette nelle decorazioni di un albero di Natale. Questo è il pandoro.

  • Primo morso: il primo popolo ad aver assaggiato il pandoro – o un suo antenato – è stato il popolo della Roma antica. Plinio il Vecchio, scrittore e filosofo del I secolo d.c., cita un famoso cuoco dell’epoca che prepara uno strepitoso “panis“, con farina, burro e olio.
  • Secondo morso: il secondo antenato da cui avrebbe origine il pandoro che noi mangiamo oggi, si colloca nella Verona del ‘200. All’epoca si chiamava “Nadalin” meno lievitato e con meno burro ma già a forma di stella. Venne ideato per festeggiare il primo Natale di Verona sotto la signorìa della famiglia Scala.

Melegatti, inventore del pandoro moderno

  • Terzo morso: Domenico Melegatti, storico imprenditore dell’industria dolciaria veronese, nel 1894 deposita un brevetto per la ricetta del pandoro come tutti noi lo conosciamo. L’idea parte da alcune fondamentali modifiche al dolce veronese della tradizione, che veniva cucinato durante la viglia di Natale. Con Melegatti, il pandoro passa da dolce tipico Veneto a chicca della tradizione natalizia italiana.
  • Quarto morso: mentre gustiamo il pandoro, ci interroghiamo sulla sua semplicità e in particolare sulla sua forma, minimale ma per questo inconfondibile. Ci chiediamo: “Perché ha questa forma?”. Pochi sanno che Domenico Melegatti, per il “design” del suo dolce, chiamò il pittore veronese Angelo Dall’Oca Bianca, che ideò la caratteristica forma a stella a otto punte. Potrete dire di star mangiando una vera opera d’arte!

Il pan de oro per i più piccoli

  • Quinto morso: Poche briciole dorate ancora in tavola, come pepite d’oro, vengono raggruppate dal parente più affamato e ingerite in un sol boccone. “Perché questo nome?“, “Facile, il colore.” direte voi. In realtà il nome di questo dolce deriverebbe da un esclamazione di un garzone che lavorò nel laboratorio di Melegatti, un giorno, vedendo il dolce illuminato da un raggio di sole esclamo stupito: “L’è proprio un pan de oro!”.
  • Sesto morso: la scorpacciata è finita. Ora che siamo sazi è tempo di tirare le somme con i nostri acerrimi nemici: i “panettofili”. Purtroppo le stime del 2020 danno il panettone vincente, con il pandoro secondo per poche tonnellate vendute in meno. Resta comunque il dolce natalizio più amato dai bambini, che rifiutando l’odiata uvetta del panettone, preferiscono il candore e la semplicità di questo antico dolce veronese. E quest’anno chi vincerà?

Marco Pozzato

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