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Natalia Ginzburg, alla scoperta del romanzo moderno tra antifascismo e anni 60′

Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale che con la sua scrittura ha saputo regalarci pagine indimenticabili di letteratura familiare e uno spaccato sociale della seconda metà del 900′ tra la guerra e gli anni 60′. La donna è Natalia Ginzburg e questa è la sua storia

La vita di Natalia Ginzburg muovi i suoi primi passi ai primi del 900′ nella solitudine e nell’ateismo che caratterizzano la sua infanzia. Fu in questi primi anni di vita che iniziò la sua passione per la letteratura e la scrittura, nonostante all’epoca, fossero elementi quasi proibiti per una donna di origini ebraiche. Momenti raccontati dalla Ginzburg nel suo libro intitolato “Mai devi domandarmi” così: “Mi alzavo tardi e facevo bagni lunghi e caldissimi […]. Poi mangiavo a lungo frutta e pane; e con un pezzo di pane mi mettevo a leggere, stando carponi sul pavimento. […] le mie mattinate erano pura poltroneria, e io lo sapevo e lo pensavo, mangiando pane e leggendo romanzi con un vago senso di colpa e con profondo piacere”

Natalia Ginzburg, il dramma del fascismo

LetteralMente Donna è oggi dedicato a Natalia Ginzburg, fonte allonsanfan.it
Natalia Ginzburg, fonte allonsanfan.it

Cresciuta in una famiglia antifascista Natalia Ginzburg ha conosciuto nella sua pelle il dolore causato dal regime fascista e dall’occupazione nazista. La Ginzburg infatti sposò negli anni 30′Leone Ginzburg, uno dei principali letterati degli anni 30 e antifascista. A causa del marito la Ginzburb fu prima costretta al confino in Abruzzo e poi a crescere i figli da sola dopo che questi venne catturato a Roma, portato a Regina Coeli e torturato a morte. Durante la drammatica esperienza del confino nasce un libro intitolato “La strada che va in città” con protagonista una donna che fa di tutto per lasciare la campagna per la città anche accettare un matrimonio di convenienza salvo poi ritrovarsi da sola a cercare il proprio posto nel mondo come la Ginzburg dopo la drammatica morte del marto

Il dolore della guerra ritornerà in altre opere come “È stato così” che narra la vita della Ginzburg sotto il regime fascista e “Tutti i nostri ieri” dove si parla della caduta del fascismo e dell’occupazione nazista. In queste opere come nelle successive sono chiari due elementi fondamentali dello suo stile come quello di scrivere con chiarezza e responsabilità, come dai lei stesso affermato in articolo del 1964 su L’Espresso intitolato “Quando lo scrittore è innamorato”. Il tutto, afferma Laura Balbo su Enciclopedia delle donne, con “i personaggi che nella sua scrittura arriviamo a conoscere come se davvero li avessimo incontrati, per quanto ci sono messi vicino, nei gesti semplici, nelle parole e anche in quello che non dicono, vivono negli anni del fascismo, delle leggi contro gli ebrei, di Mussolini e dell’Asse Roma-Berlino, della guerra”.

La forza di Lessico famigliare

Sulla scia di questi elementi Natalia Ginzburg rievoca la storia della sua famiglia dagli anni 20 fino alla fine delle illusioni della Resistenza e ai primi anni 50′ in quello che è considerato il suo capolavoro e che le valse il Premio Strega. Questo libro s’intitola “Lessico famigliare” ed è la summa della scrittura rievocativa della Ginzburg Un romanzo definito dal professor Domenico Scarpa sui Rai cultura quell’opera “nel quale lei ascolta e trascrive, ascolta delle voci, ascolta la sua voce, trascrive e crea una voce e questa sembra una cosa che non è niente di speciale, forse lei stessa pensava di non aver fatto niente di speciale, è un libro che, nato dalla complessità dei legami familiari che sono legami di parole, legami linguistici, continua a vivere e vivrà nella complicità tra Natalia Ginzburg e il pubblico dei suoi lettori”.

L’attivismo politico

Natalia Ginzburg sposò nel 1960, in seconde nozze, Gabriele Baldini. Anche questo in caso il matrimonio si concluse con un evento drammatico come la morte di Baldini nella strage di Piazza Fontana. La volontà di far luce sui fatti accaduti spinse al Ginzburg a dedicarsi all’attivismo politico tanto da essere eletta deputata per la Sinistra Indipendente. Laura Balbo, ricordando i momenti condivisi con la grande scrittrice in Parlamento ha raccontato la prima volta in cui si incontrarono a Montecitorio con queste parole: “

“Mi ero seduta vicino ad alcune altre persone del nostro “gruppo” quando è entrata, un po’ incerta tra tanta gente in quel contesto inconsueto. Sono andata verso di lei e le ho suggerito di venire dove già alcuni di noi erano seduti. Da allora, mi ha definito il suo “angelo custode” nelle prime esperienze parlamentari, quelle burocratiche in particolare: fare il tesserino di deputato, identificare la propria cassetta postale tra le molte centinaia disponibili, trovare l’ascensore giusto per salire ai piani superiori”

Stefano Delle Cave

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