“Nati stanchi”, il primo film del duo comico Ficarra e Picone

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Di Redazione Metropolitan

Per il loro primo lungometraggio, i due comici palermitani Salvo Ficarra e Valentino Picone interpretano loro stessi nei panni di due giovani ragazzi del Sud Italia, lontani dalle responsibilità e dai doveri a cui la famiglia e la società li sottopone. “Nati stanchi” è un film del 2002, che con ironia e la giusta dose di comicità, affronta temi che riguardano tutti, dal lavoro e il matrimonio, alle aspettative di chi li circonda.

“Nati stanchi”, Ficarra e Picone disoccupati spensierati

Ficarra e Picone in una sena del film "Nati stanchi"- Photo Credits:Raiplay
Ficarra e Picone in “Nati stanchi”- Credits:Raiplay

Salvo e Valentino vivono una vita perfetta: nel loro paesino siciliano trascorrono le giornate tra amici, le rispettive fidanzate Loredana e Sandra, il calcetto, il bar e soprattutto si divertono a suonare puntualmente ogni sera il campanello del povero barista Gino Passalacqua. Ogni tanto si concedono delle vacanze fuori porta in altre località italiane approfittando di concorsi pubblici, anche per accontentare le famiglie che li vogliono uomini adulti e “sistemati”, e allontanarsi dalla pressione del matrimonio. I loro piani vengono però stravolti da un concorso pubblico per bibliotecari a Milano: partono e si ritrovano in una città dai ritmi ben diversi da quelli ai quali erano abituati, un ambiente milanese ai loro occhi troppo scontroso e restrittivo.

Grazie alla raccomandazione del boss Don Ciccio, Salvo e Valentino vincono quel concorso, ma alla felicità di tutti si contrappone la tristezza e la delusione dei due giovani, che considerano l’avvenimento come una vera e propria ingiustizia. Nel frattempo, Loredana e Sandra, così come Salvo e Valentino, non hanno intenzione di sposarsi, annullando definitivamente le nozze. Alla fine del film, tutti e quattro partecipano al matrimonio di una coppia di amici, il concorso non sarà più valido e le coppie ritrovano la loro intesa, ormai libera da tutte le pressioni sociali.

La spensieratezza e il rifiuto di ogni responsabilità

Centrale in “Nati stanchi” è la caratterizzazione dei personaggi di Ficarra e Picone, due giovani sui trent’anni che più che adulti, ricordano dei bambini; il gioco di suonare il campanello e scappare è esemplare per dare l’idea di due uomini che si rifiutano di crescere, in altri termini affetti dalla sindrome di Peter Pan. Colpisce per questo la scena del film in cui sono particolarmente concentrati a calcolare tutti gli stratagemmi per poter suonare il campanello senza essere ripresi dalle telecamere. Salvo e Valentino non riescono ad abbandonare quella realtà ormai sicura e consolidata, che li ha cresciuti e li ha fatti sentire in un porto sicuro.

Questa commedia consente a tutti gli spettatori d’immedesimarsi nelle paure dei due protagonisti, il timore di avere sempre più responsabilità, e di conseguenza più problemi, la paura di affrontare un lavoro, una nuova casa, un matrimonio, dei figli. Il film però non elogia questo stato d’incoscienza e spensieratezza assoluta, con ironia rende inadeguati Salvo e Valentino in molte circostanze, ricordandoci che possiamo essere sereni anche da grandi.

Nicoletta Perretta

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