Negli USA, oltre 500 donne denunciano per molestie autisti Uber

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Di Redazione Metropolitan

Class action contro l’impresa leader del trasporto privato alternativo: 550 donne hanno fatto causa ad Uber, dichiarando di essere state stuprate o di aver subito molestie da parte dei loro autisti. Lo annuncia lo studio legale che ha intentato la causa di massa, presso il tribunale di San Francisco. Le donne sarebbero state “stuprate, aggredite sessualmente, perseguitate, molestate o attaccate dagli autisti Uber che le accompagnavano” secondo il documento rilasciato dallo studio. Gli abusi sarebbero avvenuti tra 2015 e 2022. L’annuncio della class action avviene a due settimane dalla pubblicazione di un rapporto sulla sicurezza della stessa Uber, che afferma come ci siano stati quasi 4000 episodi di violenza sessuale tra 2019 e 2020.

Uber nella bufera: intentata una class action contro il colosso dei trasporti alternativi, 550 donne vittime di molestie tra 2015 e 2022

E’ ancora nell’occhio del ciclone delle polemiche l’azienda statunitense Uber, ma questa volta non a causa degli “Uber Files” rilasciati di recente. La questione centrale riguarda le violenze sessuali subite da ben 550 donne tra 2015 e 2022. Le vittime hanno conseguentemente deciso di rivolgersi a uno studio legale di San Francisco per intentare una class action. I numeri sono allarmanti, soprattutto quando diffusi da Uber, diretta interessata. Sarebbero state 3824 le violenze sessuali, della gravità più varia, avvenute tra 2019 e 2020, stando a un documento pubblicato da Uber. Il problema è certo: ora resta da vedere come questa causa e i numeri elevatissimi di violenze sproneranno l’azienda ad affrontarlo.

L’ipotesi che si mostra con maggiore probabilità è l’introduzione di un più stringente “background check” per gli autisti. Stando al sito ufficiale di Uber, il background check, ovvero il controllo dei precedenti penali, è effettuato per ogni autista, e comprende sia il Motor Veichle Report (fondamentalmente il controllo dei punti sulla patente americana) che la fedina penale. E’ Checkr Inc. a svolgere il controllo, un’azienda esterna accreditata e riconosciuta negli Stati Uniti. Inoltre, sempre stando ad Uber, “in accordo alle leggi di alcuni stati, certe tipologie di reati come omicidio, violenza sessuale, e terrorismo non possono accordarsi con lo status di autista Uber.” Resta da vedere se la causa porterà Uber a stringere ulteriormente sul controllo dei propri autisti, soprattutto riguardo all’argomento molestie.

Alberto Alessi

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