Turandot rappresenta l’ultima opera lirica di Giacomo Puccini, lasciata incompiuta dallo stesso compositore. Per questo, Franco Alfano ha scritto il finale dell’opera che tutti conosciamo, degno di una delle più belle favole d’amore. L’aria più conosciuta dell’opera è senza dubbio il ‘Nessun dorma’. Ma qual è il significato del titolo e del testo di questa romanza cantata da tutti gli artisti nelle arene o in tv, e nelle grandi serate di musica? E quali sono le sue interpretazioni più memorabili nella storia?
Nessun Dorma, l’origine dell’aria nell’opera Turandot
Il motivo del finale non completato, secondo alcuni critici, non risiederebbe tanto nella malattia di Puccini; bensì in un suo nodo personale e intimo sulla trama che l’autore sarebbe stato incapace di sciogliere: la trasformazione del carattere della principessa Turandot, da freddo e crudele, a sensibile e amorevole.
Turandot inizialmente infatti odia gli uomini, poiché una sua antenata era stata violentata da uno straniero. Così la principessa aveva promesso a sé stessa di non sposare mai nessuno. Per soddisfare il suo spirito di vendetta verso gli uomini, inventa un rito, formulando tre indovinelli, degli enigmi per lei impossibili da risolvere. Quindi astutamente, annuncia che solo l’uomo capace di risolverli avrebbe potuto sposarla, altrimenti sarebbe stato decapitato.
Calaf, il principe ignoto, riesce però a risolvere tutti e tre gli enigmi. Così la principessa in preda al panico e incredula, supplica invano suo padre, l’imperatore, di non lasciarla nelle mani di quell’uomo. Calaf a questo punto fa una controproposta alla principessa: se lei fosse riuscita a scoprire il suo nome prima dell’alba, si sarebbe fatto decapitare anche lui. Lei accetta e ordina che quella notte nessuno avrebbe dovuto dormire, poiché tutti dovevano lavorare per scoprire il nome del principe ignoto.
I tre ‘Nessun Dorma’ più memorabili
Da qui l’aria, ‘Nessun Dorma’, cantata dal principe. Infatti, Calaf, sicuro di sé e convinto alla fine di vincere, quella notte canta: «Nessun dorma! Nessun dorma! Tu pure, o Principessa, nella tua fredda stanza». Come a voler dire, rimanete pure svegli a indagare, tanto «il mio mistero è chiuso in me, il nome mio nessun saprà!».
Di seguito uno dei ‘Nessun Dorma’ più memorabili, con il tenore Giacomo Lauri Volpi che stupisce tutti all’età di 80 anni a Barcellona. Certo, la sua voce non è più quella della gioventù, ma riesce lo stesso e incredibilmente a mantenere la stessa tonalità originale, nonché un volume di voce invidiabile per quell’età, così questa sua esibizione è entrata nella storia:
Il principe quindi sempre più sicuro che alla fine avrà la principessa Turandot, continua a cantare, impaziente che la notte finisca presto: «Dilegua, o notte! Tramontate, stelle! Tramontate, stelle! All’alba vincerò!».
Questa è un’altra memorabile esibizione del tenore Mario Del Monaco. La sua voce scura e possente, sicura di sé, interpreta perfettamente lo stato d’animo del principe Calaf:
Così, nel finale completato da Franco Alfano, che si è comunque attenuto alla volontà e alla bozza lasciata da Puccini, i due innamorati si baciano e nasce l’amor. Di seguito una interpetazione del tenore Franco Corelli, probabilmente uno dei Calaf più brillanti della storia. La sua voce calda, ricca e passionale calza perfettamente nel ruolo del principe ignoto: