Ricordiamo Nevermind: l’album che ha consegnato alla storia i Nirvana usciva esattamente trentun’anni fa. Trainato dall’enorme successo commerciale del primo singolo Smells Like Teen Spirit, il lavoro più noto della band di Kurt Cobain è il disco dei record degli anni Novanta. Divenuto imprescindibile punto di riferimento per le generazioni successive, ancora oggi Nevermind resta insuperato e senza tempo.
È quasi impossibile parlare di un disco come Nevermind senza usare espressioni già sentite: ‘inno di una generazione’, ‘capolavoro’, ‘manifesto del grunge’. Per quanto siano definizioni ormai datate e scontate, restano sempre valide. Non ci sono molti altri modi per descrivere con altrettanta sintesi ed efficacia un album che di fatto ha cambiato il corso della storia del rock negli anni Novanta.
“Nevermind”: l’anello di congiunzione tra indie e mainstream
Grazie al secondo album dei Nirvana, uscito il 24 Settembre del 1991, il rock alternativo e l’indie entrano in modo definitivo nel mainstream. Diventano di più facile ascolto, conservando comunque le venature punk. Un vantaggio per l’industria musicale, ma anche un’arma a doppio taglio … Ripercorriamo brevemente il background dei Nirvana.
Quando Nevermind viene pubblicato, la formazione definitiva della band risale a neppure un anno. Ai fondatori storici, Cobain (voce e chitarra) e Krist Novoselic (basso), nell’Ottobre del 1990 si è aggiunto il nuovo batterista Dave Grohl, ex membro degli Scream e futuro frontman dei Foo Fighters. Parte del successo della band e di Nevermind si deve proprio all’arrivo di Grohl, che rende inconfondibile il sound della loro musica col suo drumming semplice e martellante.
Le ragioni di un (inaspettato) successo planetario
Le radici musicali dei Nirvana affondano nel metal anni ’70, ma il terzetto di Washington ha un’attitudine decisamente punk-rock e tratti più melodici ed orecchiabili dei loro predecessori grunge. Con i Nirvana per la prima volta si fondono insieme questi diversi ingredienti e si offre al mondo un nuovo modo di intendere il rock.
A distanza di quasi trent’anni, costellati da numerosi tributi, citazioni e anche parodie, è difficile immaginare che al suo debutto l’acclamato Nevermind non abbia avuto un posto in cima alle classifiche. Eppure il successo e i vari riconoscimenti non sono immediati. Il motivo è molto semplice. Quando esce Nevermind, la band ha un solo album all’attivo, Bleach (1989). Esordio promettente, ma legato a un’etichetta discografica modesta, la Sub Pop Records, che non è in grado di dargli particolare risalto.
Nevermind l’album del successo commerciale dei Nirvana
Tra fine anni ’80 e primi ’90, inoltre, a dominare la scena musicale è il rock di giganti come Guns ‘n Roses o Aerosmith. Date le premesse, in vista della pubblicazione di Nevermind, la band e la sua nuova casa discografica, la Geffen Records (prima major label per il gruppo) hanno basse aspettative commerciali. L’obiettivo dichiarato per Nevermind è di raggiungere le 250,000 copie. L’album entra in vetta alla classifica americana solamente nel Gennaio del 1992.
Ma è molto significativo che ad essere spodestato dal podio sia nientemeno Dangerous del re del pop Michael Jackson. Il numero totale raggiunto ad oggi, si aggira attorno ai 30 milioni di copie in tutto il mondo. Senza contare gli innumerevoli premi arrivati dopo (è certificato disco d’oro, di platino e di diamante), gli elogi della critica (la prestigiosa rivista Rolling Stones, per esempio, nel 2003 lo piazza 17° nella lista dei 500 migliori album di sempre) e l’impatto culturale ancora evidente.
Smell Like Teen Spirit, il primo singolo estratto da “Nevermind”
Cosa ha portato a dei simili risultati? In primo luogo, sono stati favorevoli il passaggio a una etichetta major e la massiccia promozione, supportata anche dall’emittente MTV. Il videoclip del primo singolo estratto Smells Like Teen Spirit, uscito il 10 Settembre del 1991, è infatti trasmesso in heavy rotation su MTV, e diventa col tempo una delle opere più iconiche, rappresentative ed imitate della storia della videomusica.
Bisogna anche ricordare che quando esce Nevermind, il grunge ha una concorrenza ridotta. Il movimento è orfano del suo gruppo pioniere, i Mudhoney, in pausa per l’allontanamento del chitarrista. I Nirvana si ritrovano così in prima linea, insieme a Soundgarden e Pearl Jam. Ma c’è anche una ragione più profonda che spiega l’accoglienza eccezionale dell’album, al di là di questa serie di circostanze favorevoli.
Dalla provincia al mito
La musica, i testi e il leader dei Nirvana rispecchiano alla perfezione un sentimento collettivo, celato ma percepibile, che viene portato in superficie a colpi di strofe urlate. In fondo Cobain, anima sensibile fatta di luce e di ombre, non parla solo delle sue esperienze personali. Diventa portavoce di una massa, quella stessa massa disordinata che invade con prepotenza lo spazio scenico della band nel video di Smells Like Teen Spirit. Una massa di giovani delusi, emarginati, accusati di nichilismo, furiosi, depressi e schiacciati dalle aspettative e dagli errori delle generazioni precedenti.
L’intera tracklist (12 brani più una ghost track) comunica questo disagio, in modo diretto e poetico. L’apice è raggiunto dal contagioso capolavoro Smells Like Teen Spirit, che è anche la opening track. Il suo testo quasi nonsense, non privo anche di una certa dose di velata ironia, contiene un verso che ai posteri appare profetico: “Il nostro piccolo gruppo c’è sempre stato e ci sarà fino alla fine”.
Nevermind, racconta una realtà complessa accompagnata dal canto straziante di Cobain
Ogni pezzo di Nevermind racconta, con sfumature diverse, una realtà complessa che a primo ascolto resta sullo sfondo, coperta dal ‘rumore’ e il canto straziante e senza tecnica di Cobain. Una realtà che comprende l’alienazione sociale (Something in The Way, On a Plain), la violenza (Polly), l’amore (Drain You, Come As You Are), l’abbandono passivo, ma anche il desiderio di riscatto e ribellione (Stay Away).
Nevermind in questo senso è l’essenza stessa degli anni Novanta, decennio convenzionalmente ricordato come ‘pesante’ e ‘serioso’, in confronto ai lustrini e alla (relativa) spensieratezza degli anni ’80. Per tutte queste ragioni, Nevermind, rende immortali i Nirvana. Da quel momento, la strada imboccata da questi tre ragazzi di provincia, porta inevitabilmente all’olimpo. Con tutti i risvolti positivi e negativi che ben conosciamo.
A cura di Valeria Salamone
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