Il New York Times accusa l’Italia: esportiamo illegalmente bombe in Yemen

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Di Redazione Metropolitan

Bombe italiane, morti yemenite“: con questo titolo il celebre quotidiano americano New York Times punta il dito contro l’Italia e una vicenda opaca alla quale dobbiamo delle risposte.

Secondo un’inchiesta del New York Times, corredata con un video di sette minuti, l’Italia vende all’Arabia Saudita un carico enorme di armamento bellico, in particolare bombe MK8 poi impiegate anche per i bombardamenti nello Yemen, terra di un’estenuante guerra civile. Quelle bombe non verrebbero utilizzate esclusivamente per colpire il nemico ma sarebbero responsabili anche dell’uccisione di moltissimi civili. Il video, infatti, mostra chiaramente i resti degli ordigni marchiati A4447, matricola delle bombe di produzione nostrana, nei pressi delle abitazioni civili distrutte.

I giornalisti del New York Times hanno documentato, anche grazie al senatore del M5s Roberto Cotti, che denuncia da mesi l’opaca vicenda sulla quale pure Le Iene avevano prodotto un’inchiesta, il viaggio che i carichi di MK8 farebbero dall’Italia sino all’Arabia Saudita.
Prodotte in uno stabilimento della Sardegna, nel paesino di Domusnovas, le bombe vengono poi caricate su aerei cargo nell’aeroporto Cagliari-Elmas o su navi dal porto di Cagliari per raggiungere Ta’if e Jeddah.

«Dopo mesi di stretta collaborazione con il NYT, a cui ho fornito video, foto, documentazione, contatti, ecco ora l’inchiesta della prestigiosa testata americana – scrive il senatore del M5s Roberto Cotti -. La denuncia è forte, le prove schiaccianti, le responsabilità del Governo italiano evidentissime. Un Governo che continua ad autorizzare l’export delle bombe nonostante le mie denunce, con ben 6 interrogazioni parlamentari a cui non si sono degnati di rispondere per cercare di giustificare il loro operato. Un impegno, il mio, finalmente premiato».

Secondo l’inchiesta del New York Times la tratta di armi tra Italia e Arabia Saudita, che garantirebbe ai produttori un traffico di ben 500 milioni di Euro, violerebbe le leggi nazionali ed i trattati internazionali, firmati e ratificati dall’Italia stessa.

L’Italia avrebbe violato il Trattato Internazionale sul Commercio delle Armi

Entrato in vigore nel 2014, il Trattato Internazionale sul Commercio delle Armi (ATT)non vieta il commercio internazionale di armi convenzionali: aspira invece a migliorarne la
regolamentazione rendendola più stringente e trasparente. Il Trattato impone infatti una serie di
proibizioni per quanto riguarda l’ esportazione, l’importazione, il transito e l’intermediazione nel
settore degli armamenti“.

In via del tutto sommaria è doveroso ricordare che tale trattato impone ai paesi produttori ed esportatori di armi di concedere relativa concessione/autorizzazione alle aziende solo dopo aver valutato che tale attività non crei o faciliti:

  • Gravi violazioni del diritto internazionale umanitario.
  • Gravi violazioni dei regimi internazionali di diritti umani.
  • Atti illeciti ai sensi delle convenzioni internazionali relative al terrorismo.
  • Atti illeciti ai sensi delle convenzioni internazionali relative alla criminalità transnazionale organizzata.

La Farnesina nega qualsiasi coinvolgimento nel traffico illegale

Alla luce del reportage del New York Times, fonti del Ministero degli Affari Esteri fanno sapere che «L’Italia osserva in maniera scrupolosa il diritto nazionale ed internazionale in materia di esportazione di armamenti e si adegua sempre ed immediatamente a prescrizioni decise in ambito Onu o Ue. L’Arabia Saudita non è soggetta ad alcuna forma di embargo, sanzione o altra misura restrittiva internazionale o europea».

Il governo italiano, come lo stesso New York Times non ha mancato di sottolineare, da anni si trincera dietro l’affermazione che la vendita di armi all’Arabia Saudita sarebbe legale. L’Arabia Saudita non è soggetta, infatti, all’embargo e non utilizzerebbe le armi ricevute in violazione dei trattati internazionali né delle leggi italiane.

Tuttavia, da parte di un paese che si dichiara civile e contro la guerra si deve pretendere di più. In risposta all’inchiesta del New York Times c’è bisogno che vengano prodotte evidenti prove contrarie in grado di suffragare l’estraneità dell’Italia.
Inoltre, anche se ciò fosse fatto potrebbe non bastare. Pur se nel rispetto della legge, è giusto che l’Italia produca ed esporti armi contribuendo a conflitti e guerre lontane? Soprattutto se in collaborazione con paesi, quali l’Arabia Saudita, alquanto instabili e controversi?

Di Lorenzo Maria Lucarelli