Continua il nostro focus sui tennisti che hanno partecipato alle Next Gen Atp Finals di Milano del 2019. Dopo Sinner, De Minaur, Ruud, Humbert e Kecmanovic questa volta è il turno del 21enne spagnolo Alejandro Davidovich Fokina. Il nativo di La Cala del Moral (una decina di chilometri da Malaga) si era presentato alle Finals da numero 82 della classifica mondiale. Riuscì ad entrare nel torneo solamente grazie al forfait del canadese Denis Shapovalov, reduce dalla finale nel Masters 1000 di Parigi Bercy. Il giovanissimo spagnolo tuttavia non sfigurò sul cemento indoor del Palalido se consideriamo il pochissimo preavviso per potersi preparare all’evento.
Arrivarono infatti due sconfitte piuttosto onorevoli: quella al quarto set contro l’australiano Alex De Minaur e quella al quinto contro il norvegese Casper Ruud, prima di capitolare definitivamente in tre facili set contro il serbo Miomir Kecmanovic. Se in quella stagione i migliori risultati erano coincisi con due vittorie nel circuito Challenger, a Siviglia (terra) e Liouzhou (cemento indoor), nel 2020 il grande obiettivo si preannunciava quello di diventare protagonisti nel circuito maggiore.
Il pre lockdown: una serie di delusioni
Dopo essere stato eliminato al turno decisivo delle qualificazioni di Doha per mano dello svedese Mikael Ymer ed aver perso nel primo turno dell’ Atp 250 di Auckland al terzo set contro il britannico Kyle Edumund, lo spagnolo si presenta agli Australian Open. Qui coglie la prima vittoria a livello Slam contro lo slovacco Norbert Gombos al quinto set. Al secondo turno verrà estromesso dal torneo dal ben più esperto argentino Diego Schwartzman. La spedizione in Sudamerica si rivela infruttuosa. Tra Buenos Aires, Rio de Janeiro e Santiago del Chile infatti raccoglie soltanto una misera vittoria nel terzo parziale contro lo slovacco Andrej Martin.
Il primo ottavo Slam ma non solo…
Dopo aver disputato degli anonimi match di esibizione per via della pandemia globale, Davidovich si ripresenta sul circuito Atp nella bolla di New York. Eliminato dal tennista lituano Ricardas Berankis nel primo turno di Cincinnati, il tennista spagnolo conquista quello che molto probabilmente è il miglior risultato di tutta la stagione: gli ottavi di finale allo U.S.Open. Nello Slam newyorkese infatti l’iberico mostra finalmente tutte le sue qualità e trame offensive prima di cedere al tedesco Alexander Zverev. La stagione invernale su terra rossa si rivela abbastanza incolore. Viene infatti eliminato al primo turno a Roma dal serbo Dusan Lajovic e al secondo turno a Parigi dal russo Andrey Rublev, vincitore la settimana prima dell’Atp 500 di Amburgo.
Nell’ultima parte di stagione il giovane spagnolo riesce a trovare quella continuità che gli era mancata durante l’arco della stagione. Colleziona infatti una semifinale e un quarto di finale nei due Atp 250 disputati sul cemento indoor di Colonia e un ottavo di finale nell’ultimo Master 1000 a Bercy, battuto nella prima occasione dal futuro vincitore del torneo Alexander Zverev e nelle successive due dall’argentino Diego Schwartzman, suo giustiziere già in Australia. Il numero 56 del ranking Atp con il quale si presenterà nella prossima stagione rappresenta una perfetta sintesi dei progressi maturati durante l’ultima annata, soprattutto dal punto di vista mentale. Il rammarico è senza dubbio l’annullamento dei tornei su erba. Questa infatti a detta dello stesso Davidovich Fokina è la sua superficie preferita, come testimonia la vittoria di Wimbledon Juniores del 2017.
Uno spagnolo atipico
Davidovich Fokina è uno spagnolo sui generis. Lo dimostrano sia l’aspetto fisico ( i suoi genitori sono originari dell’Europa dell’Est) sia il suo gioco, che lo vede destreggiarsi maggiormente sulle superfici rapide rispetto alla terra battuta. L’iberico infatti è assistito da un servizio che è veramente un’arma preziosissima sul veloce, accompagnato da un rovescio ed un’imprevedibilità di colpi capaci di spostare gli equilibri nel tennis odierno. Non mancano certamente gli aspetti da migliorare e limare. Troppo spesso infatti il giovane spagnolo fuoriesce inspiegabilmente dalle partite e si lascia andare ad atteggiamenti non propriamente da professionista.
Resta il fatto però che, in attesa di Carlos Alcaraz Garfia e degli altri giovani spagnoli che provengono dalle retrovie, Davidovich rappresenta un indiscutibile patrimonio del tennis spagnolo. A maggior ragione se constatiamo che la situazione per la Spagna tra i Top 100 è tutt’altro che florida. Tralasciando infatti Pablo Carreno Busta, ormai prossimo ai trent’anni, soltanto Pedro Martinez Portero e Roberto Carballes Baena si trovano sotto quella soglia di età.
I due sopra citati però a differenza di Fokina presentano un gioco abbastanza monotono e soprattutto circoscritto solamente alle superfici più lente. Ecco qui che il tennista di Cala del Moral rispecchia certamente una risorsa importante per tutto il movimento, una gemma pronta a splendere una volta messi da parte i problemi mentali e caratteriali. Questa l’unica grave pecca di un tennista che dal punto di vista del gioco avrebbe tutti i requisiti per avere una classifica più alta. La sfida del 2021 è soprattutto questa.
Enrico Ricciulli