Siamo giunti ormai al penultimo appuntamento della nostra rubrica. Quest’oggi il fulcro dell’ analisi è rappresentato dal tennista svedese di origini etiopi Mikael Ymer. Il 22 enne di Skovde si era qualificato alle Next Gen Atp Finals di Milano grazie ad una stagione da assoluto protagonista sul circuito Challenger. Sono stati infatti ben quattro i titoli portati a casa nella stagione 2019 (Noumea,Tampere,Orleans e Mouilleron le Captif), di cui tre conquistati su superfici rapide, e altre due le finali disputate (Murcia e Bordeaux). Ymer inoltre, dopo aver superato agevolmente le qualificazioni, era riuscito a raggiungere anche il secondo turno al Roland Garros. In quell’occasione a sbarrargli la strada ci pensò il tedesco Alexander Zverev.
Alle Finals non riuscì tuttavia a raggiungere le semifinali. Dopo la bella vittoria nel primo match contro il transalpino Ugo Humbert arrivarono due brutte sconfitte in tre set contro il nostro Jannik Sinner e lo statunitense Frances Tiafoe. Proprio insieme all’americano, il giovane svedese è l’unico degli otto partecipanti a non aver migliorato il proprio ranking dopo la stagione 2020. Se infatti si presentò all’appuntamento milanese da numero 73 della classifica mondiale, oggi in seguito all’annata appena conclusa è numero 94 Atp, ben ventuno posizioni indietro.
Il 2020: la stagione delle conferme
In un’annata che doveva certificare il passaggio dal livello Challenger a quello Atp, Ymer non parte per niente bene. A Doha perde subito al primo turno contro lo sloveno Aljaz Bedene mentre nella trasferta oceanica colleziona due secondi turni. Ad Auckland viene fermato dal polacco Hubert Hurcacz e a Melbourne dal russo Karen Kachanov, dopo un’incredibile maratona di cinque set. Tra Montpellier e Marsiglia conquista solamente altri due secondi turni rispettivamente contro il serbo Filip Krajinovic e il greco Stefanos Tsitsipas.
Nelle ultime due occasioni più delle sconfitte sorprende senza dubbio la dimensione delle stesse ( 6-1 6-1 e 6-1 6-3), sulla superficie che maggiormente esalta le caratteristiche del giovane svedese: il veloce indoor. Si ritira a Dubai nel primo turno e successivamente risponde alla convocazione di Robin Soderling, capitano di Coppa Davis, che lo vuole nel team svedese per la delicata sfida in casa contro il Cile. In quest’occasione le due vittorie di Ymer contro Marcelo Thomas Barrios Vera e Alejandro Tabilo sono decisive per la vittoria della Svezia per 3-1 e la conseguente qualificazione alle fasi finali di Madrid, che per via del Covid 19 non si sarebbero purtroppo disputate.
Il post lockdown: scarsa fiducia e una condizione fisica da ritrovare
Alla ripresa delle attività la situazione per Mikael Ymer non migliora. Il tennista di Skovde decide di preparare lo U.S Open giocando le qualificazioni del Western & Southern Open di New York ma viene fermato addirittura al primo turno dal sudafricano Lloyd Harris. Nello Slam americano perde in tre set da Filip Krajinovic riuscendo a tenere testa al serbo solamente nel secondo parziale. Agli Internazionali raccoglie le uniche vittorie del post lockdown. Ymer infatti riesce a battere nelle qualificazioni l’americano Marcos Giron e l’australiano Marc Polmans in due partite dove sembra aver ritrovato quella voglia di non mollare che lo aveva contraddistinto nel 2019.
Viene però estromesso al turno decisivo delle stesse dall’esperto terraiolo argentino Facundo Bagnis. La stagione si conclude mestamente: primo turno ad Amburgo (sconfitto dall’americano Tennys Sandgren) e primo turno al Roland Garros. In particolare a Parigi il numero uno del mondo Novak Djokovic infligge una dura lezione al giovane svedese (6-0,6-2,6-3), quasi a mettere a nudo e a sottolineare ancora di più tutte le difficoltà incontrate da Ymer in questo complicato 2020.
Il rapporto con Elias e l’importanza della famiglia
Se fino a qualche anno fa il nome della famiglia Ymer era conosciuto solamente grazie alle gesta di Elias, ora la situazione si è nettamente ribaltata. Infatti il maggiore dei fratelli svedesi, dopo essere stato ad un passo dai primi cento nel 2018, è ora sprofondato nel ranking mondiale. Si trova adesso alla posizione numero 205. Dal canto suo Mikael è invece entrato stabilmente tra i Top 100 ed è colui che di certo si è tolto le maggiori soddisfazioni anche a livello di circuito maggiore.
Elias possiede un gioco più robusto ed esplosivo, maggiormente adatto anche alle superfici lente. Mikael è più pulito nella tecnica dei colpi e si muove meglio sul campo grazie ad un’impressionante rapidità di gambe. I due sono legatissimi. Hanno sugellato questo rapporto andando a vincere nel 2016 il torneo di doppio nel torneo di casa di Stoccolma, dopo aver ricevuto una wildcard per il tabellone principale.
Una cosa che infine i due fratelli hanno in comune sono senza dubbio i valori che la loro famiglia gli ha tramandato. Primi su tutti il rispetto della persona umana e la cultura del lavoro. Il papà Wondwosen, ex corridore professionista, e sua moglie hanno conosciuto sulla propria pelle infatti cosa significa una vita di stenti e sacrifici. Sono emigrati in Svezia dall’Etiopia per consentire ai figli di realizzare i propri sogni. Dalle parole di Mikael Ymer traspare chiaramente quanto sia forte il legame con le proprie origini. Questo lo spinge ad andare avanti e a migliorarsi costantemente, in un 2021 in cui si dovrà prontamente riscattare dopo un 2020 non all’altezza delle sue potenzialità.