Dalla scorsa settimana è disponibile il primo singolo estratto dall’album “Tradizione e tradimento”, in uscita il prossimo 11 ottobre.
Vi avevamo già dato conto (qui) del nuovo lavoro del cantautore romano, di prossima pubblicazione. E avevamo anche anticipato che si sarebbe trattato di un nuovo inizio, un percorso inedito che, come del resto promette il titolo del suo nuovo capitolo discografico, ci accompagnerà lungo un viaggio illuminato da visioni differenti eppure complementari.
Appunto, la ‘tradizione‘ diremmo quasi artigiana di cesellare testi, melodie e arrangiamenti con rara sapienza ed eleganza, di cui Fabi è custode da ormai da oltre vent’anni; quindi il ‘tradimento‘ di questa tradizione. Verosimilmente attraverso produzioni che d’ora in avanti andranno a sperimentare su nuovi suoni, timbri e arrangiamenti al di fuori dall’abituale contesto cui Fabi ci ha abituati. Uno stimolo per cercare altrove, muovere l’inquietudine creativa al di fuori della ‘comfort zone’ alla ricerca di isole non ancora trovate. Insomma, una scommessa che fin da ora ci incuriosisce non poco.
Ma veniamo al brano: già, perché “Io sono l’altro” potrebbe essere l’introduzione perfetta al nuovo corso. Il segnale stradale, l’insegna, il portale d’accesso ad accoglierci nel nuovo ambiente sonoro.
Va detto subito: non troverete tra le pieghe di questo brano un ritornello immediatamente cantabile, un giro di accordi o un riff memorizzabile già al secondo ascolto. E questo perché l’intenzione di Niccolò (come peraltro in diversi pezzi del recente passato) è focalizzare le energie dell’ascoltatore sul testo e favorire quindi una riflessione, un pensiero critico, un’empatia mai così spinosa come in questo frangente.
Già, perché in “Io sono l’altro” Niccolò Fabi dipinge con poche pennellate strumentali (base di chitarra acustica, tocchi di pianoforte e poi “interferenze” affidate a effetti di chitarra elettrica , synth e ritmica campionata) il ritratto di qualcun altro che, forse, sta al di fuori di noi. Più che singolo ritratto, diremmo una vera e propria carrellata: c’è l’amico fortunato e invidiato, il nemico detestato, lo straniero dall’altra parte della frontiera. Ma anche il barbone, il medico che ti opererà l’indomani, il genitore del figlio handicappato che sta a scuola con tuo figlio, il marito della donna di cui ti sei innamorato. Tutta una serie di personaggi che, a vario titolo, finiamo per odiare o invidiare senza mai voler sapere davvero della loro vita e dei loro problemi, dubbi e fragilità.
Ed ecco l’invito al risveglio, ad aprire gli occhi lontano da paure, gelosie, pregiudizi o proiezioni personali: perché alla fine “l’altro” che tanto occupa i nostri pensieri non è “altro” che l’ombra nostra distorta allo specchio. Riflette le nostre paure e tutto ciò che non osiamo accettare, che non siamo disposti a credere, che rifiutiamo di abbracciare perché lontano, troppo lontano dalle nostre certezze assolute, dai nostri presunti valori scolpiti nel marmo. Un ascoltatore radiofonico occasionale, che dovesse imbattersi per caso in questo brano, magari lungo la strada verso il lavoro o al ritorno a casa dall’ufficio, potrebbe restare infastidito dal messaggio veicolato da Fabi. “E tu chi sei? Come ti permetti? La musica pop è passatempo, leggerezza, intrattenimento senza pretese. Arrivi tu e chi ti credi di essere?”. L’ideale riposta potrebbe essere “Io sono l’altro”, appunto. Il tuo specchio,
il tuo riflesso. Qualcuno con cui dovresti fare i conti, arrendendoti all’evidenza che ‘l’altro’ è un acerrimo nemico che non esiste.
A partire dal primo dicembre, Niccolò Fabi sarà impegnato in un tour promozionale (prodotto e organizzato da Magellano e Ovest) nei più bei teatri italiani, casse di risonanza ideali per il genere di spettacolo che il cantautore romano ha intenzione di portare sul palcoscenico. La prima data è Ravenna (Teatro Dante Alighieri già esaurito) e poi su e giù per le più importanti città italiane fino al 30 gennaio 2020.
Qui di seguito il testo della canzone:
Io sono l’altro
sono quello che ti spaventa
sono quello che ti dorme nella stanza accanto
Io sono l’altro puoi trovarmi nello specchio
la tua immagine riflessa
il contrario di te stesso
Io sono l’altro
sono l’ombra del tuo corpo
sono l’ombra del tuo mondo
quello che fa il lavoro sporco
al tuo posto
Sono quello che ti anticipa al parcheggio
e ti ritarda la partenza
il marito della donna di cui ti sei innamorato
sono quello che hanno assunto
quando ti hanno licenziato
quello che dorme sui cartoni alla stazione
sono il nero sul barcone
sono quello che ti sembra più sereno
perché è nato fortuna
o solo perché che ha vent’anni di meno
Quelli che vedi sono solo i miei vestiti
adesso facci un giro e poi mi dici
e poi…
Io sono il velo che copre il viso delle donne
ogni scelta, opposizione, che non si comprende
Io sono l’altro quello che il tuo stesso mare
lo vede dalla riva opposta
Io sono tuo fratello, quello bello
Sono il chirurgo che ti opera domani
quello che guida mentre dormi
quello che urla come un pazzo
e ti sta seduto accanto
il donatore che aspettavi per il tuo trapianto
sono il padre del bambino handicappato
che sta in classe con tuo figlio
il direttore della banca dove hai domandato un fido
quello che è stato condannato, il Presidente del consiglio
Quelli che vedi sono solo i miei vestiti
adesso vacci a fare facci un giro e poi mi dici
e poi mi dici
mi dici…