“Nightcrawler”, l’oscuro sciacallaggio telesivo

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Di Redazione Metropolitan

Tantissime sono le notizie che constantemente ci propinano televisivamente. Prima del monotematismo Covid-19, assasini, crimini, omicidi erano all’ordine del giorno e chi arrivava per primo metteva la spunta sull’esclusiva. Negli Stati Uniti, pare, questa gara allo scandalo risulta decisamente eccessiva e “Nightcrawler” ne è una macabra testimonianza.

Corsa allo scandalo.

La fame di notizie è più viscerale nel ventre di chi le fornisce e questo cinica accumulazione di delitti come fossero figurine e il pretesto per uno sporco lavoro di transizione. “Nightcrawler” di Dan Gilroy racconta questa fase di mezzo attraverso la telecamera di un sempre più ambizioso Jake Gyllenhaall alla ricerca dell’omicidio perfetto. Candidato al premio Oscar per la sceneggiatura originale è valso all’attore protagonista una nomination ai Golden Globe.

Frame da "Nightcrawler" foto dal web. Nightcrawler
Frame da “Nightcrawler” foto dal web

Jake Gyllenhaal non nuovo a questi ruoli al limite della psicopatia, si adatta perfettamente nella recitazione di questo sciacallo sul filo dell’illegalità.

Lou Bloom (Jake Gyllenhaal) guadagna da vivere rubando materiale metallico ma assitendo ad un incidente d’auto e vedendo i cameramen a lavoro, subito gli si illumina l’avvenire. Testimone audiovisuale dei crimini più cruenti si fa spazio tra le emittenti principali fino ad arrivare a Nina (Rene Russo) che lo assumerà in pianta stabile al servizio del suo network confinandolo in un vortice affaristico sempre più viscido in cui Lou guadagnando in abilità perderà in etica nei confronti delle vittime.

Frame da "Nightcrawler" foto dal web. Nightcrawler
Frame da “Nightcrawler” foto dal web

“Nightcrawler”, uno spaccato violento della cinica America dell’informazione. Il dietro le quinte di una lobby pronta a tutto per percentuali bulgare di share, lucrando sulle spalle della sofferenza. Restate a casa.

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