Cinema

“Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”: in arrivo la serie targata Amazon Original. Perché vale ancora la pena parlarne?

Amazon Prime Video annuncia la nuova serie tedesca – in arrivo oggi – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Targata Amazon Original, le 8 puntate raccontano la storia di Christiane F. e il suo famigerato gruppo del Bahnhof Zoo – la stazione metro berlinese – in una moderna reinterpretazione del best-seller internazionale da cui fu già tratto il film nel 1981: Christiane (Jana McKinnon), Stella (Lena Urzendowsky), Babsi (Lea Drinda), Benno (Michelangelo Fortuzzi), Axel (Jeremias Meyer) e Michi (Bruno Alexander) sono i sei adolescenti che lottano senza sosta per il raggiungimento dei loro sogni, lasciandosi alle spalle genitori, insegnanti e chiunque non riesca a comprenderli. Finché, nelle notti berlinesi senza limiti e regole, in cui celebrano la vita, l’amore e la libertà delle tentazioni, capiscono quanto questa estasi non solo distruggerà la loro amicizia, ma li farà sprofondare in un abisso.

“Wir Kinder Bahnhof Zoo” è il titolo originale di quello che già nel 1978 fu come una bomba. “Pubblicato in più di 30 paesi e tradotto in più di 20 lingue, Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è una proprietà intellettuale senza tempo – ha dichiarato George Brown, direttore di Head of European Originals, Amazon Studios. Il libro sconfina dalla sua funzione essenziale per rivelarsi un vero e proprio teatro di vita che, sin dalle prime pagine, racconta un viaggio sulla tossicodipendenza iniziato a Berlino, negli anni Settanta. Lo stesso che, ancora oggi, affligge intere generazioni. E’ un libro senza tempo, in cui la storia di Christine Vera Felscherinow si intreccia a quella di una città in ricostruzione, lontana dalla Berlino che conosciamo adesso. Un città in cui cadere in tentazione è facile, perché non c’è svago per i giovani. Al punto che la protagonista del romanzo inizia il suo tour nel mondo delle droghe a soli 12 anni: un rifugio che gli permette di scappare dalle situazioni difficili che vive in casa, con una famiglia da poco trasferita e fortemente afflitta da tutte le conseguenze che un trasloco porta con sé. Le sostanze sono per lei un modo per evadere. Allontanarsi dai pensieri negativi di un futuro poco roseo, in cui padre violento e madre assente fanno da cornice. Finché nel giro di pochi mesi, insieme al suo gruppo di amici – anch’essi dipendenti – finisce per trovarsi a vivere per strada e prostituirsi nell’area della stazione dello Zoo di Berlino, per il solo gusto di infilarsi un ago nel braccio e precipitare in un abisso interminabile.

Christine F., però, diventa eroinomane già a 7/8 anni, in quel pezzo di famiglia che contiene già il male prossimo a venire. Quella di Christine è infatti una storia di droga che prende l’avvio ben prima di diventare evidente. Nonché una tragedia tremendamente vera, perché a raccontarla è proprio lei, la protagonista. E lo fa rivolgendosi a due giornalisti Kai Hermann e Horst Rieck, con grande schiettezza. Una sorta di neorealismo della droga in cui Christine fa da portavoce ad una intera generazione, con un tono nudo e crudo che scuote il lettore, portandolo a comprendere quanto Christine parli esattamente come parleremmo noi, come parlerebbe una ragazzina di 12 anni. Ecco perché la sua storia merita di essere divulgata ancora: il libro è un classico del dolore e dell’orrore di una società ‘avanzata’ che vede solo quello che vuole vedere. Una civiltà pronta a punire e giudicare il tossico come uno scarto da ignorare, e in cui non si rispecchia solo Berlino, né solo gli anni Settanta. E’ un libro in cui il mondo della droga è veramente un “mondo”, verso il quale tuttora la nostra società miseramente fallisce.

“Nel reinterpretare questa storia provocatoria, Constantin Television, Philip Kadelback (regista e produttore) e Annette Hess (scenggiatrice) hanno lavorato duramente per renderla rilevante per un pubblico contemporaneo, pur mantenendo l’essenza originale del libro e dei suoi personaggi. Sono felice che possiamo portare questa storia ai clienti Prime di molti paesi nel mondo”, ha concluso Brown. Scrivendo le sue memorie, riadattate poi nel film di successo del 1981 – vincitore del ‘Most Popular Film al World Film Festival di Montreal – Christiane F è diventata famosa in tutto il mondo, e ancora oggi non si riesce a fare a meno di lei.

“Non sapevo più perché avevo paura di morire. Di morire da sola. I bucomani muoiono da soli. La maggior parte in un cesso puzzolente. Ed io volevo morire. In realtà non aspettavo niente altro che quello. Non sapevo perché ero al mondo.”

Francesca Perrotta

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