Spin-off di “Gomorra-La Serie”, “L’Immortale” chiude un capitolo del mondo di Roberto Saviano. Marco D’Amore scopre nuovi orizzonti per lo show di Sky ed esplora l’animo tormentato del suo personaggio
Lo avevamo lasciato nelle profondità marine, apparentemente conscio del suo destino. Eppure Ciro Di Marzio (Marco D’Amore) tiene fede al suo soprannome, “L’Immortale”, e sfida ancora una volta la morte.
Il mondo di “Gomorra” è un luogo maledetto. Tutti i suoi abitanti sentono il bisogno di convivere o persino abbracciare la violenza e la crudeltà per sopravvivere.
Se c’è qualcuno che l’ha capito sin da quando ha cominciato a respirare è proprio Ciro, nato durante il terremoto dell’Irpinia e unico superstite di un palazzo intero raso al suolo.
È proprio tale controverso personaggio il protagonista de “L’Immortale”, spin-off cinematografico della serie Sky e ponte per la prossima imminente stagione.
Marco D’Amore riprende i panni del personaggio che lo ha reso celebre, concedendosi anche l’onore e l’onere di dirigere sé stesso per il suo esordio alla regia cinematografica.
“L’Immortale” soffre di una delle più tipiche maledizioni dei film estrapolati da una serie TV ovvero la dipendenza da essa.
Ergo ci sono dettagli e sfumature che solo chi ha seguito lo show sin dall’inizio può cogliere.
Tuttavia quello di D’Amore non è un prodotto fine a sé stesso o indirizzato solo ed esclusivamente ai fan e anzi possiede una sua “autonomia” che lo può rendere appetibile anche allo spettatore neofita.
“L’Immortale” non racconta infatti solo il destino di Ciro dopo il finale della terza stagione ma lo alterna ad alcuni flashback della sua infanzia, quando era solo un piccolo orfano che cercava l’amore in un luogo dove sembra non esistere.
Ambientato tra una credibile Napoli degli anni ‘80 e una grigia Riga dei nostri giorni, il purgatorio di Ciro diventa l’occasione per ricordare i dolori e i rimpianti di una vita dominata dalla solitudine.
Rincontrando vecchi amici e combattendo nuove guerre, Ciro Di Marzio comprende una volta per tutte il suo status di “morto che cammina” (come visto nel bellissimo episodio della serie ambientato a Sofia, “Inferno”).
È proprio Ciro/Marco ha dirci che nessuno ci obbliga a percorrere una determinata strada rispetto a un’altra. Scoprire che non si può tornare indietro è la parte più difficile.