Una nuova legge contro l’apologia del fascismo: liberticida o necessaria?

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Di Redazione Metropolitan

È in discussione da ieri in Parlamento una nuova legge che dovrebbe punire in maniera più efficace l’apologia del fascismo. Ma non mancano le critiche.

Processare le idee è un obiettivo in se sbagliato. Ma non tutte le idee e le loro traduzioni in pratica possono trovare asilo in uno stato moderno, per quanto democratico questo possa essere.

La vicenda che ha dato il via alla bagarre estiva della politica italiana è quella dello stabilimento balneare di Chioggia, ricco di richiami al fascismo e gestito da un proprietario alquanto nostalgico (per usare un eufemismo).

Raccontata in un articolo di Repubblica, la vicenda ha fatto il giro del web e indignato le masse. In effetti, un simile concentrato di slogan e foto del fascismo (dai cartelli “Me ne Frego” a quelli “camera a gas”, e via scendendo di livello) non poteva passare inosservato. Dopo la denuncia, la prefettura di Venezia ha imposto la rimozione di ogni simbolo inneggiante al ventennio.

Ma la vicenda del lido di Chioggia è solo il caso più eclatante di una propaganda che va avanti costantemente, giorno per giorno.

Da qui la proposta di legge presentata da Emanuele Fiano (PD), che mira a punire più duramente e con maggiore certezza l’apologia del fascismo e del nazismo, proponendo pene dai sei mesi ai due anni per chi propaganda «le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni».

I partiti di destra sono immediatamente insorti insieme al Movimento 5 Stelle, gridando alla legge liberticida e restrittiva della libertà di pensiero. 

Numerosi commentatori hanno fatto notare come una democrazia debba ammettere anche le idee pericolose per essa, in quanto questa è la sua natura, e di come una legge che imponga restrizioni di questo genere sia sbagliata.

Ma, adesso, proviamo a guardare al problema da un’altra angolazione: a quanti è capitato sulla propria bacheca di Facebook di trovare qualche immagine di Mussolini, accompagnata da una didascalia in cui si recita che il fascismo ha fatto le case popolari, le pensioni, le bonifiche delle paludi, e via elencando? 

Ora, una persona che sia stata un minimo attenta durante le lezioni di storia delle superiori sa che didascalie di questo tipo non sono quasi mai vere, o se lo sono offrono una visione semplificata di alcuni eventi storici complessi. Ma prendiamo un analfabeta funzionale (che, dagli ultimi dati disponibili, è un fenomeno che coinvolge il 30% degli italiani): siamo davvero così sicuri che si renda conto che quella è bassa propaganda e non verità?

E chi crea queste immagini, che instillano false credenze nelle persone più ignoranti o ingenue (e che, molto spesso, incitano all’odio razziale), lo fa in maniera consapevole.

Soprattutto i più giovani, gli adolescenti e i pre-adolescenti (ma il fenomeno è diffuso in ogni fascia di età), sono quelli più esposti, senza anticorpi per resistere ad una propaganda tanto subdola quanto falsa.

E quando questi ragazzi saranno maggiorenni, quando dovranno andare nella cabina elettorale, sapranno distinguere tra chi rappresenta la democrazia e chi la sua nemesi?

 Finiamola di trincerarci dietro il muro della libertà di espressione, perché certe idee non possono e non devono trovare cittadinanza in uno stato democratico. In nessun caso.

Lorenzo Spizzirri