Il Nuovo DPCM ipotizza nuove restrizioni: chiusure nelle zone più a rischio. Fontana: “No ai lockdown locali”

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Sul tavolo del Governo è pronto il nuovo DPCM aggiornato alla data odierna, 2 novembre 2020, e firmato domani. Le nuove restrizioni, al fine di arginare la nuova e violenta ondata di contagi da Covid 19, sono pronte ad entrare in vigore. I governatori delle Regioni ed i sindaci delle Città Metropolitane hanno pareri contrastanti sulle misure da applicare.

Le ipotesi del Nuovo DPCM

Ieri, 1 novembre 2020, il Ministro della Salute, Roberto Speranza ed il Ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia hanno incontrato i governatori delle Regioni, i rappresentanti delle Province ed i sindaci delle Città Metropolitane. Una riunione atta a discutere le nuove misure da prendere per limitare l’impennata della pandemia di Coronavirus che sta colpendo l’Italia in queste ultime settimane. Ma quali sono le proposte scaturite dal vertice?

  • Chiusura dei centri commerciali nel week end;
  • Chiusura dei musei;
  • I governatori hanno avanzato la proposta di anticipare il coprifuoco alle 18.00;
  • Chiusura degli sportelli per le scommesse in bar e tabaccherie;
  • Restrizioni aspre nella mobilità intraregionale ed interregionale;
  • Chiusura delle scuole – in base all’indice Rt locale – e didattica a distanza anche per gli alunni delle scuole medie;
  • Chiusura dei bar e ristoranti anche a pranzo per le Regioni a rischio contagio – Lombardia, Piemonte, Calabria;
  • Smart working per la Pubblica Amministrazione;
  • Chiusura dei distributori automatici – nelle Regioni con un alto tasso di contagio.
  • La Lombardia, il Piemonte e la Liguria propongono la limitazione degli spostamenti per gli over 70.

Conte: “Si a misure restrittive ma modulate in base alla diffusione territoriale del Covid”

Dall’inizio dell’urgenza sanitaria, le Regioni del Nord sono state quelle più colpite da Covid 19. A distanza di otto mesi, sono ancora quelle più orientate ad una nuova fase di lockdown generalizzato. Proprio per questo, Attilio Fontana, durante il vertice, ha espresso una chiara opinione: “Le misure devono essere omogenee. No ai lockdown locali, se si ferma Milano si ferma la Lombardia“.
Roberto Speranza ha dichiarato: “Possiamo anche alzare l’asticella nazionale su alcuni punti condivisi ma su alcuni territori alziamo i livelli di intervento“. Dalle parole del Ministro della Salute si percepisce una distanza tra Governo e Regioni. Un’opinione condivisa dal Premier Conte che, secondo le fonti di maggioranza, sembra essere più orientato a non sancire su tutto il territorio nazionale le misure da applicare. Una posizione univoca quella del Governo e ribadita anche dal Ministro Bellanova: “Non possiamo mettere in discussione quel che ieri sera era un dato acquisito. A indici di rischio differenti complessivamente intesi devono corrispondere misure diverse. Perché inciderebbe in modo restrittivo anche dove non serve. Ognuno assuma le sue responsabilità”. Da stessa capo-delegazione di Iv si è opposta fortemente alla proposta del coprifuoco alle 18.00: “Chiudere i negozi alle 18 produrrebbe solo maggiore intasamento, e dunque maggiori rischi per i lavoratori e i clienti, esattamente quello che va scongiurato”.

Fontana: “Milano non può fermarsi”

Contrariamente all’opinione del Governo, Attilio Fontana, Presidente della Regione Lombardia, ha affermato che “la diffusione del virus è uniforme in tutto il Paese. Le differenze riguardano l’ampiezza del tracciamento che varia da regione a regione”. Proprio per questo ha chiesto che “una volta verificato l’impatto delle misure già adottate sulle curve del contagio, ulteriori azioni di contrasto al virus dovranno a loro volta essere uniformi. Una serie di interventi territorio per territorio, polverizzati e non omogenei, sarebbero probabilmente inefficaci e anche incomprensibili ai cittadini, che già oggi sono disorientati“. Allo stesso tempo, consapevole dell’efficacia dell’atto pratico, ha affermato: “Il lockdown è l’unica misura che si è dimostrata efficace, se possiamo andare avanti con altre misure non determinanti procediamo ma se i tecnici ci dicono che l’unica alternativa è il lockdown facciamolo, ma no a un lockdown territoriale perché se fermiamo Milano si ferma la Lombardia”.

Chiara Bigiotti