Nuovo governo, Conte accetta con riserva l’incarico

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Di Redazione Metropolitan

Raggiunta l’intesa per un nuovo governo, i due partiti avranno tempo fino a lunedì per creare una nuova squadra di ministri. Zingaretti vuole proporre donne e tecnici, ma il suo partito è ancora molto diviso.

Non è ancora fatta, ma il segnale c’è ed è significativo. Alle 9:30 di oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito a Giuseppe Conte l’incarico di formare un nuovo governo, e quest’ultimo ha accettato. Un dettaglio da non dimenticare: ha accettato con riserva. Ovvero, si riserva di fare opportune verifiche in seno alle forze politiche del Parlamento prima di accettare definitivamente l’incarico.

La scelta, vista la situazione attuale, pare di buon senso: per quanto il PD e i 5 Stelle concordino sul formare un nuovo governo, non hanno ancora stabilito la ripartizione dei ministeri. Tema che sarà al centro del confronto nei prossimi cinque giorni.

Conte al Parlamento: “Più certezze, meno tasse ma pagate da tutti”

Nel frattempo Conte ha tenuto il tradizionale discorso alle Camere immediatamente dopo il colloquio con il Presidente della Repubblica. I tratti salienti sono stati naturalmente la volontà di rilanciare il Paese e di dare certezze su infrastrutture, prospettive per i giovani e per i disabili. Ma la frase forse più rilevante è la seguente:

“[Lavoreremo per] Un Paese nel quale la pubblica amministrazione non sia permeabile alla corruzione, un Paese con una giustizia più equa ed efficiente dove le tasse le paghino tutti, ma proprio tutti, ma le paghino meno”.

I problemi toccati (corruzione, lentezza del sistema giudiziario e sistema fiscale) sono probabilmente quelli che più di altri tengono incatenata l’Italia a livello politico, sociale ed economico. Se il nuovo governo PD-M5S riuscisse a dare una reale svolta anche solo ad uno dei tre, potrebbe davvero essere la scintilla del cambiamento.

La proposta del PD: tecnici e donne

Nei giorni scorsi Beppe Grillo, garante del M5S, aveva chiesto di nominare, per i ministeri, solo persone di alto livello esterne ai partiti. Una richiesta che incontra perfettamente la volontà del segretario del PD Zingaretti, che aveva ricevuto lo stesso consiglio dal deputato Walter Verini, vicino a Veltroni. La mossa, sommata a quella di assegnare la metà dei ministeri a donne, dovrebbe contrastare l’accusa di “poltronofilia” annunciata da Grillo.

Rimangono tuttavia due problemi. Il primo è la mancanza di nomi adeguati, in particolare per gli Interni, l’Economia e gli Esteri (per il Commissario UE la candidatura maggiore è quella di Gentiloni); il secondo, forse anche più serio, è la pluralità di voci interne al partito che non possono essere ignorate (Calenda ha già dato le dimissioni dal partito perché contrario all’accordo con il M5S). Insomma, i problemi con i nuovi alleati e con le voci interne dissidenti non mancano, ma se il PD vuole davvero giocarsi le sue carte nel Parlamento attuale dovrà trovare una soluzione.