Nuovo governo in Norvegia, ci sono anche sopravvissuti Utoya

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Di Alessia Spensierato

La Norvegia ha un nuovo governo di coalizione a guida laburista: il nuovo primo ministro norvegese Jonas Gahr Store lo ha presentato oggi, all’indomani del tragico attacco con arco e frecce a Kongsberg con 5 morti e due feriti ad opera di un esaltato con sospette simpatie di estrema destra, sottolineando la presenza nell’esecutivo di due sopravvissuti alla strage di Utoya e di una maggioranza di donne.
Dieci dei 19 incarichi ministeriali sono ricoperti da donne, compreso il portafoglio degli Affari esteri che è andato ad Anniken Huitfeldt, del partito laburista.

La Norvegia ha avuto già due volte dei governi a maggioranza femminile sotto Jens Stoltenberg, predecessore di Store tra il 2005 e il 2013 e attualmente a capo della NATO. Nel nuovo governo trovano posto due persone che si trovavano sull’isola di Utoya quando l’estremista di destra Anders Behring Breivik ha aperto il fuoco su una manifestazione giovanile laburista, uccidendo 69 persone, il 22 luglio 2011. Poco prima ne aveva ucciso altre otto con una bomba davanti alla sede del governo a Oslo. Si tratta di Tonje Brenna, 33 anni, nominato ministro dell’Istruzione, e Jan Christian Vestre, 35 anni, responsabile del dicastero di Commercio e Industria. Della coalizione a guida laburista uscita non senza fatica dalle elezioni di settembre fa parte anche il Partito di Centro.

“L’industria petrolifera norvegese sarà sviluppata, non smantellata“, hanno affermato i due partiti della coalizione in un documento congiunto, aggiungendo che manterranno il sistema esistente di distribuzione delle licenze di esplorazione. Il settore petrolifero rappresenta circa il 40% delle esportazioni norvegesi e il 14% del suo prodotto interno lordo.

L’industria petrolifera ha accolto positivamente i piani del nuovo governo. “Concedere l’accesso ad aree attraenti è la misura più importante che le autorità devono garantire per lo sviluppo continuo e la creazione di valore del settore, ma anche per finanziare una transizione verde”, ha affermato la lobby “Norwegian Oil and Gas”.