L’esito non è scontato, anzi ad alto rischio. Il rischio che Patrick Zaki, ricercatore e attivista egiziano che studia a Bologna, resti in carcere per almeno cinque anni, si apre questa mattina a Mansura, in Egitto la terza udienza del processo.
Una sua legale ha spiegato che l’udienza servirà al pool di avvocati di Zaki per presentare una memoria difensiva preparata sulla base dell’accesso agli atti ottenuti con la seduta del 28 settembre. Il giudice monocratico di una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori della città natale di Patrick, però, oltre ad eventualmente replicare alla memoria nel corso della seduta, deciderà se aggiornare ancora l’udienza ovvero pronunciare una sentenza di condanna o assoluzione inappellabile.
Zaki 30 anni, è stato da poco trasferito dal carcere cairota di Tora, dove ha trascorso quasi tutta la sua custodia cautelare, ad una prigione di Mansura. In tribunale si recheranno, come nelle due precedenti udienze, anche diplomatici italiani e, su richiesta dell’Ambasciata italiana, pure di altri Paesi per monitorare il processo come prima avevano fatto per tutte le sessioni di rinnovo della custodia cautelare.
Trasferimenti, uccisioni, restrizioni: la settimana tipo di un copto in Egitto. È il titolo dell’articolo scritto da Patrick Zaki e pubblicato sul quotidiano online Daraj nel luglio del 2019 che potrebbe costargli una condanna fino a 5 anni di carcere. Un prezzo durissimo da pagare per lo studente del corso Erasmus all’Università di Bologna arrestato il 7 febbraio 2020 all’aeroporto del Cairo. Il suo dito puntato contro il governo egiziano reo, a suo parere, di non aver fatto abbastanza per proteggere la comunità copta cristiana, a cui appartiene la sua famiglia, dalle violenze, soprattutto dagli attacchi terroristici alle cattedrali di Tanta, Alessandria e della capitale negli anni precedenti. Domani, esattamente 22 mesi dopo essere stato fermato al rientro dall’Italia per una breve vacanza, Zaki ascolterà con ogni probabilità la sentenza senza appello (non impugnabile) emessa dalla Procura Suprema per la Sicurezza dello Stato (SSSP) nei suoi confronti.
Lo studente egiziano rischia una condanna in base agli articoli 80 (D) e 102 (bis) del codice penale egiziano. A differenza delle udienze precedenti, stavolta Zaki è stato trasferito dalla prigione di Tora dove è recluso a quella di Mansoura, sua città natale 130 chilometri a nord della capitale, già domenica, due giorni prima dell’udienza. In passato i trasferimenti avvenivano poche ore prima dell’arrivo in tribunale. Non è ancora chiaro se la Corte consentirà l’accesso ai lavori dell’aula ai giornalisti e soprattutto agli osservatori in rappresentanza dell’Unione europea come accaduto in passato