È il 31 Marzo 1991, dopo 36 anni di alleanza militare tra gli Stati socialisti e NATO, con il trattato di Varsavia, si dichiara la sua fine. Viene ufficialmente sciolto durante un incontro tenutosi a Praga il 1° luglio dello stesso anno. Il Patto di Varsavia, concordato fra Unione Sovietica e quelli che venivano definti gli “stati satelliti”, che permetteva di difendersi l’un l’altro in caso di aggressione, veniva deposto, dopo le innumerevoli incomprensioni e crisi tra gli Stati membri.
Ma come nasce il Patto di Varsavia?
Il Patto di Varsavia fu firmato il 14 maggio 1955 in Polonia. Ufficialmente si chiamava “Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza di Varsavia”. Era una coalizione politica e militare a guida sovietica che era nata dall’esigenza di contrastare la speculare Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), che nacque sei anni prima dalle democrazie occidentali alleate degli Stati Uniti. Al trattato aderirono l’Unione Sovietica e sette dei suoi “alleati” europei: Ungheria, Romania, Polonia, Cecoslovacchia, Bulgaria, Albania e Germania dell’Est.
A generare tale alleanza, fu l’atteggiamento degli Stati Uniti verso la Germania dell’Ovest, che venne percepito come una minaccia diretta. Fu proprio questa una delle principali motivazioni che indussero l’Urss a chiamare a raccolta gli altri “satelliti” NATO, per offrir loro la comune difesa. A far preoccupare i sovietici era l’inclusione della Germania dell’Ovest nel Patto atlantico. Secondo loro tale adesione avrebbe generato il pericolo di una nuova guerra e inoltre era una minaccia per la sicurezza nazionale degli “stati pacifisti” come loro. Così nacque un’ organizzazione di mutua difesa, che garantiva ai membri dell’ alleanza, la difesa reciproca in caso di aggressione. Inoltre con tale Patto, venne fondato all’interno dell’Organizzazione un comitato consultivo politico e il comando combinato delle forze armate.
Il testo del trattato di Varsavia, fu promosso da Nikita Krusciov, all’epoca segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, ed era formato da 11 articoli. Entrò in vigore a partire dal 4 giugno 1955, quando tutti i paesi aderenti depositarono presso il governo polacco gli attestati di partecipazione all’organizzazione.
Perché terminò il Patto di Varsavia?
Come la Nato, il Patto di Varsavia venne stillato con l’obiettivo di creare una difesa coordinata tra i paesi membri al fine di scoraggiare un possibile attacco nemico. Ma la sicurezza interna venne messa in pericolo dalle azioni di Mosca, che ovviamente giovarono a suo favore. L’ alleanza ha, infatti, consentito ai sovietici di esercitare un controllo ancora più stretto sugli alleati impedendo loro di conquistare ampi margini di autonomia. Le conseguenze di tale dominazione generarono drammatiche vicende: come la repressione militare delle rivolte in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968. Azioni compiute nel nome del Patto di Varsavia e non della sola Unione Sovietica. Al Cremlino, peraltro, persisteva la convinzione di un sabotaggio per mano della NATO, in quanto, ispiravano e agevolavano le sollevazioni popolari per sabotare il Patto di Varsavia e il progetto di difesa comune.
A partire dagli anni sessanta, il Patto di Varsavia comincia a far buchi da tutte le parti. Tanto da limitarsi principalmente agli esercizi militari, e a concentrarsi sul costante coordinamento tra i servizi di intelligence dei Paesi membri. Arrivano gli anni ottanta, e dopo l’elezione di Ronald Reagan come presidente degli Stati Uniti d’America, la tensione con i paesi del blocco orientale aumenta. In particolare dopo l’installazione di nuovi missili nell’Europa occidentale e il riaccendersi della corsa agli armamenti nucleari. Nel 1985 il Patto fu rinnovato per altri venti anni. Con l’aggravarsi delle condizioni economiche e le crescenti aspirazioni individuali delle nazioni dell’Europa orientale, comincia il suo declino. Dall’apertura del Muro di Berlino nel 1989 alla dissoluzione di tutti i regimi comunisti dell’Europa Orientale.
L’inizio della fine
I nuovi governi dell’Europa orientale non erano più sostenitori del Patto. In seguito alla repressione militare in Lituania del gennaio 1991, la Cecoslovacchia, la Polonia e l’Ungheria annunciarono, attraverso il portavoce del presidente cecoslovacco Václav Havel, l’intenzione di uscire dal Patto di Varsavia entro il primo di luglio. Il 1º febbraio anche il presidente bulgaro Želju Želev annunciò l’intenzione di uscire dal Patto. Il 25 febbraio a Budapest, i ministri degli Esteri e della Difesa dei sei paesi rimasti nell’organizzazione decisero lo scioglimento per il 31 marzo dell’Alto Comando Unificato e di tutti gli organismi militari dipendenti dal Patto.
Irene Marri
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