Ólafur Arnalds: 3055 e digital sound

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Di Redazione Metropolitan

In punta di piedi, sulla scia di un timido pianoforte, a tratti vaporoso e fluttuante, si avvicinano archi vibranti sempre più energici. Rinviano ad attimi di raffinatezza e malinconica solitudine, per poi trasformarsi in veri e propri protagonisti di un brillante atto di forza inatteso.
Come avvolti in un sonoro gelido vento islandese (percepibile da un ascolto poco più che attento del pezzo), si intrecciano allo scintillio dei piatti ed alle percussioni decise e cadenzate, ricreando un’atmosfera completamente nuova. Prendono forma nella mente immagini chiare, come in un volo, un’ elevazione, che restituiscono all’ascolto sensazioni di un’eterea pace, dapprima raccolta e schiva, travolgente schianto poi. Un’ inaspettata esplosione orchestrale prende vita tutto d’un tratto trasformando la traccia in un inseguirsi di note andanti, molto più calde ed avvolgenti di quelle riscontrate nell’apertura. Un’ accelerazione, una corsa, un picco, un arrivo come una fioritura od una nascita. Poi da qui una frenata, non brusca, bensì moderata. Si rallenta, si riabbassano i toni, si stabilisce una nuova quiete, contornata da magia stavolta, ed immersa in un luogo che oltrepassa la realtà.
Forme e suoni ricreati da un giovane artista di nazionalità islandese.
Parliamo di Ólafur Arnalds, anno 1986, musicista futuristico ed originale. Si è messo alla prova con stili musicali misti, raggiungendo un risultato assolutamente impeccabile.
Ritroviamo nella sua produzione un genere innovativo nato dalla fusione di indie rock, musica neoclassica, elettronica, sperimentale, ambient. Un genere come vera e propria impronta digitale, un sound inconfondibile ma, soprattutto, restano inconfondibili gli scenari cui riesce a rimandare la sua creatività artistica.
Debutta col suo primo album da solista “Eulogy for Evolution” nel 2007, etichetta Erased Tapes, all’interno del quale ritroviamo la traccia su descritta ed intitolata “3055”. A voi l’ascolto ed il giudizio.

Stefania Conte