Arie Selinger, ebraico polacco, viene deportato a sei anni a Bergen Belsen. A otto anni, dopo quasi tre di prigionia, scappa e riesce a sopravvivere all’Olocausto raggiungendo Israele. Lì ricostruisce la sua vita che lega, in modo profondo, alla pallavolo. Oggi, nella Giornata della Memoria dedicata alle vittime dell’Olocausto ricordiamo una storia di salvezza e speranza per non dimenticare il più tragico sterminio della storia moderna.
La storia di Arie Selinger: da Bergen Belsen alla Pallavolo
Arie Selinger è un ebraico polacco deportato a Bergen Belsen a soli sei anni. Dopo tre anni di prigionia di cui ricorda tutto « ho fotografato tutto, ho ricordi nitidi, mentre di età successive, quando ero molto più grande, non ricordo quasi nulla» riesce a scappare grazie all’arrivo degli americani. Da quel momento, il giovane Arie viene affidato alla Croce Rossa e affronta un viaggio in giro per l’Europa fino ad approdare in Israele. All’arrivo in Israele affronta un’altra prigionia, all’epoca infatti comandavano gli inglesi ed Arie fu rinchiuso in un campo per alcune settimane. Dopo essere sopravvissuto all’Olocausto, inizia la sua nuova vita che lo porta a diventare una delle figure più riconosciute del volley.
La carriera nella Pallavolo
Il suo nome, aveva disegnato dentro di sè il destino di questo uomo. Arie infatti in ebraico significa leone. Così, come un leone, non ha mai smesso di combattere riuscendo a raggiungere obbiettivi davvero importanti. Per tutta la sua vita ha definito la pallavolo come una missione e ha sempre combattuto per lasciare il segno in questo sport. E’ proprio grazie al ruolo da allenatore che Arie acquisisce i maggiori riconoscimenti e ottiene il riscatto. Guida la Nazionale femminile di Israele agli Europei del 1967, dal 1975 al 1984 allena la nazionale femminile statunitense. Si trasferisce poi in Olanda dove ritrova il figlio, anch’egli pallavolista. Alla guida della Nazionale olandese, durante le Olimpiadi del 1992, elimina ai quarti l’Italia dei fenomeni azzurri, quella di Velasco. Come se fosse alla ricerca di qualcosa, continua a spostarsi allenando in Giappone e poi, tornando finalmente in Israele. Nel 2018, ad 81 anni ha dimostrato, come un leone, tutta la sua grinta ed ha accettato la panchina del Maccabi Tel Aviv.
Un leone che è diventato con il tempo simbolo dell’Olocausto e della giornata della memoria per le vittime dello sterminio nazi-fascista. Arie Selinger è l’esempio di chi ce l’ha fatta.
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