Omofobia, la denuncia di Camilla: “Ecco come si comportano i miei vicini”

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Di Chiara Cozzi

Ha le lacrime agli occhi Camilla Cannoni, 23 anni, quando si riprende con il cellulare e posta un video su TikTok, la piattaforma social più in voga tra i giovanissimi, in cui mostra ciò che è costretta a subire dai vicini di casa omofobi nel video sottostante.

Uno specchietto staccato di netto dalla macchina, e le quattro gomme bucate e a terra. Auto che, dice Camilla, utilizza tutti i giorni per andare a lavorare in ospedale come infermiera. Un ruolo che al momento è di importanza fondamentale nel nostro paese ma davanti a cui l’omofobia cieca non sente ragioni e non ha gratitudine, preferendo colpire e attaccare in maniera vile in base all’orientamento sessuale.
La ragazza, oltre a far presente di essere insultata da anni dagli stessi vicini, che la considerano una pervertita, che non contenti sono arrivati anche a minacciarla di morte, chiede alla comunità LGBT di unirsi per fare qualcosa di concreto contro l’omofobia, poiché l’Italia non dà un contributo rilevante.

Omofobia: un’Italia addormentata

Purtroppo quanto accaduto a Camilla è soltanto l’ultimo di una troppo lunga serie di episodi a sfondo omofobo che colpiscono la comunità LGBTQ. L’ultimo di cui vi abbiamo parlato risale al 9 ottobre e ha visto protagonisti Gaetano e Stefano, proprietari di una pizzeria di Torino definiti “culattoni con l’AIDS”. Ed è proprio questa infelice frase, unita al “pervertita” urlato a Camilla, che dovrebbe essere un monito per farci riflettere.
Nonostante la supposta civiltà italiana, la mentalità di molti rimane ancorata a una pericolosa concezione eteronormativa che repelle ciò che considera alieno e diverso. E proprio questa si insinua come un batterio e inquina l’ideologia altrui, che ignorantemente considera l’omosessualità una perversione da associare alle malattie.

Ma nessun omo-transessuale è deviato, nessuno è malato. Non si sceglie il proprio orientamento sessuale, né la propria identità di genere. È come se si venisse discriminati per il colore dei propri occhi, una cosa a dir poco folle e, questa sì, anormale.
Ciò che si chiede, si esige, è semplicemente di vivere una vita tranquilla, dignitosa, normale come dovrebbe essere, come ognuno di noi merita. Quanto accaduto a Camilla dimostra il grande bisogno che il nostro paese ha ancora di evolvere e cambiare mentalità, educando soprattutto i più giovani al rispetto e alle questioni del genere, perché si capisca finalmente che tra il bianco e il nero (anzi, tra il rosa e l’azzurro) corrono tantissime, e bellissime, sfumature.

Per approfondire:
Omofobia per due ristoratori: “Culattoni con l’AIDS”

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Crediti fotografici: vesuvius.it

CHIARA COZZI