La Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, nell’ambito della rassegna Auditorium Reloaded, ha fatto da cornice, ieri sera, al ritorno sulle scene post quarantena del gruppo folk-rock romano Orchestraccia.
L’omaggio al Maestro Morricone
Ad aprire lo spettacolo, un momento molto toccante con gli undici componenti del gruppo saliti sul palco sulle note del tema de Il Buono, il Brutto e il Cattivo, in omaggio al grande Maestro Ennio Morricone, scomparso il 6 luglio scorso, al quale, inoltre, potrebbe ben presto essere intitolato lo stesso Auditorium, su mozione presentata al Campidoglio.
E la serata scorre come un venticello fresco d’estate, lo stesso che accarezza la pelle e che sa di libertà, quella che pian piano stiamo tutti riconquistando, anche se per ora la musica dal vivo dobbiamo ascoltarla “a distanza di sicurezza”. Ma ciò che conta è ripartire e, si sa, quando la burrasca è passata, i punti fermi dai quali ricominciare li ritroviamo in famiglia. E quella dell’Orchestraccia è, ormai, una grande famiglia per Roma e per i romani.

Una ripartenza dal sapore di casa
A Roma esiste un’espressione ben precisa per darsi forza e caricarsi: Daje! Ed è appunto con Daje che si accende l’energia dell’Auditorium: “E’ ‘na preghiera laica che ognuno po’ cantà”! Si procede in scioltezza con i classici Stornelli alla maniera dell’Orchestraccia, componimenti antichi ripresi e attualizzati in chiave folk-rock che rappresentano la cifra caratterizzante della compagine romana.
Dopo quest’iniziale botta di adrenalina, un momento di leggerezza e ironia con la “telefonata del Presidente Giuseppe Conte” (un bravissimo Andrea Perroni) che augura buona serata alla band e al pubblico, raccomandando ai musicisti di suonare solo
Note singole, che gli accordi sono assembramento!”.
Il cantante Conidi afferma a questo punto che
“Vedè un concerto è diventato più difficile che fa ‘na rapina in banca!”
I grandi classici dell’Orchestraccia tra ironia e dolce malinconia
Dal 2019 è entrato a far parte della formazione l’attore Guglielmo Poggi, ieri in veste di “giovane vecchio un po’ pedante”, che si assume il ruolo di fare le “note in calce” ai classici, nell’ottica di una ricerca nell’evoluzione del folk, con un “eloquio elevato” che cerca di controbilanciare il linguaggio da “bassa osteria” degli altri componenti della band. Momenti di ironia, dunque, come l’esecuzione del brano So stanco o le elucubrazioni sul Tema del Diniego che fanno da premessa al brano None.
La scaletta prosegue tra i capisaldi del gruppo: Gratta gratta amico mio, Le cose come stanno, Santa Nega, Nina (accompagnata dall’ukulele), Nina alla Finestra e Gente de Borgata, preceduta da una riflessione di Caputo sul significato di “borgata” e di “margine”, laddove “se non allarghi il pensiero, a restare fuori sei tu”. Brani di grande intensità come Ovunque tu sarai (title track dell’omonimo film di Roberto Capucci), L’urtima Catena e Innamorasse dopo Te, con un bellissimo finale sulle chitarre di Salvatore Romano e Angelo Capozzi.

L’omaggio a Califano e gli inediti
Una ventata di delicata freschezza con Giorgio Caputo che canta la sua Er Principetto e un omaggio al “Califfo” con l’esecuzione di Un tempo piccolo che vede la partecipazione di Andrea Perroni, il quale ricambia il favore invitando l’Orchestraccia per il suo spettacolo il prossimo 4 settembre al Teatro Antico di Ostia. Si gioca in casa, quindi, per ritrovare a poco a poco la gioia di stare insieme e divertirsi. D’altra parte, “pe’ sta bene nun serve chissà che!”
Non sono mancati dei preziosi regali per questo ritorno speciale. Il pubblico della Cavea ieri sera ha, infatti, potuto ascoltare per la prima volta i due inediti della band: Predico Male, a firma Angeletti (“sono una chiesa senza Dio, sono il miglior nemico mio”) e La Locura, in perfetto stile Orchestraccia,
“viva ‘sta follia che me porto dentro, viva ‘sta canzone de lacrime e tormento, viva ‘sta poesia che urla contro il vento!”

Gran finale e la dedica ai lavoratori dello spettacolo
Il bis è inaugurato dall’intensa E nun ce vojo stà, dopo la quale Conidi ringrazia l’Auditorium e il pubblico per esserci stati in una serata così particolare e straordinaria a suo modo, dedicando un applauso speciale a tutti quei lavoratori dello spettacolo che appartengono a una delle categorie più colpite da questa pandemia e che adesso iniziano ad intravedere un po’ di luce con il ritorno della musica dal vivo, seppur con le restrizioni del caso.
Una serata che rappresenta un nuovo inizio, un forte segnale di speranza, con l’augurio di riappropriarsi presto delle piazze affollate che sono da sempre l’habitat naturale dell’Orchestraccia. Le due ore si chiudono con una carrellata di pura gioia ed energia, che riesce a far alzare in piedi e ballare i presenti, con in sequenza Un’occasione bellissima, Alla Renella e Lella che, come di consueto, la band ama far cantare al pubblico in un rituale che in questa notte unica e irripetibile assume il valore di portafortuna.
Emanuela Cristo
Le immagini sono a cura di © Emanuela Vertolli
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