Oro, Incenso & Birra: 35 anni e non sentirli

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Di Alessandro Carugini

Oro incenso & birra è il quinto album in studio del cantante italiano Zucchero Sugar Fornaciari, pubblicato il 13 giugno del 1989. Prodotto da Corrado Rustici, è stato per sette anni l’album italiano più venduto nel mondo, con oltre 8 milioni di copie vendute, prima di venire superato da Romanza di Andrea Bocelli. L’album, ritenuto da molti il migliore del bluesman reggiano, è presente nella classifica dei 100 migliori dischi italiani di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 26.

Oro, incenso & Birra di Zucchero: (ri)scopriamolo insieme!

Oro incenso & birra Zucchero

Come tutti i dischi che prendiamo in mano, si parte dalla copertina! Che copertina che presenta una serie di riproduzioni di opere pittoriche tra le quali l’Immacolata Concezione di Jusepe de Ribera e Cristo in gloria con santi e Odoardo Farnese di Annibale Carracci in toni psichedelici, con oro ed il rosso acceso con sfumature marroni. Le immagini sono intrecciate a formare un mosaico che unisce il sacro e il profano. Temi molto cari al cantante reggiano. Anche il booklet presenta delle sorprese! Le fotografie sono state scattate a Bristol e Bath dove Zucchero ha registrato parte del materiale.

Oro, incenso & birra: le canzoni che hanno fatto la fortuna di Zucchero

Le nove tracce presenti nell’album sono ancora tra i brani più conosciuti e rappresentativi di Zucchero. Possiamo definire Oro, incenso e birra una specie di Greatesti Hits.

Il lato A si apre con l’introduzione di Overdose (d’amore), alla quale ha collaborato Rufus Thomas, getta le basi per le atmosfere gospel di tutti i brani successivi. Da sottolineare, inoltre, il contributo all’organo Hammond del grande Jimmy Smith.

Nice (Nietzsche) che dice, pezzo rock veloce con aperture melodiche, è una critica sarcastica nei confronti dell’ex moglie Angela Figliè, la quale era solita citare il filosofo Friedrich Nietzsche durante i litigi prima dell’imminente separazione, e un elogio dei piaceri terreni, sesso in primis.

Quest’ultimo aspetto è centrale anche nella canzone Il mare (impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle…), chiara citazione del grande cantautore livornese Piero Ciampi.

Con Madre dolcissima l’album piega verso toni meno accesi e atmosfere decisamente blues, in cui si avverte una sorta di preghiera indirizzata a Dio, ma anche alla madre del cantante. Il successivo pezzo, nonostante siano passati 35 anni, fa ancora scatenare le folle ai concerti come se fosse appena stato pubblicato.

Anche il lato B non è da meno

Il Lato B del disco inizia con Diavolo in me. Il sermone di apertura è affidato ad Arthur Miles, e con questo pezzo si ritorna tempestivamente agli aspetti più goderecci della vita e rappresenta uno spartiacque dell’intero album. I successivi quattro brani, infatti, presentano una ritmica meno incalzante.

Iruben Me, in cui Zucchero esprime al massimo le proprie qualità vocali, contiene forse il più celebre assolo di chitarra di Corrado Rustici. La canzone, partendo da atmosfere soffici, prosegue in un crescendo di tensione fino ad un picco finale in cui il turbamento interiore è ben rappresentato dai riferimenti alla natura. Il titolo fa riferimento al suono del nome di una ragazza danese che Zucchero ha incontrato durante un giorno di pioggia.

Dopo la più leggera A Wonderful World, in cui suona Eric Clapton, si trova Diamante, celebre ballata del cantante emiliano, il cui testo fu affidato a Francesco De Gregori. La canzone è una dedica alla nonna di Zucchero, che si chiamava appunto Diamante, ed è imperniata sui colori e i sapori della campagna emiliana del dopoguerra.

L’album si chiude con Libera l’amore, il cui testo, quasi inesistente, lascia ampio spazio alla musica composta dal Maestro Ennio Morricone.

Oro, incenso & birra di Zucchero è un capolavoro!

Dopo 35 anni possiamo dire senza ombra di dubbio che Oro Incenso e Birra suona genuino e sfacciato. Caldo e fresco. Erotico e libero. La rivoluzione del rock alternativo sarebbe arrivata solo da lì a qualche anno e, in quel 1989, i dischi li si faceva ancora per bene tra lunghe prove, pre-produzione, turnisti di lusso e cura speciale negli arrangiamenti. Poi potevano uscire ispirati o no, belli o brutti, commerciali o cult, ma l’importante era che nulla fosse lasciato intentato. Che nulla fosse lasciato al caso: sia che si trattasse di una partitura firmata da Ennio Morricone o dell’eruzione del sax di Clarence Clemons, membro della E Street Band di Bruce Springsteen.

Un album che contiene la poesia di Piero Ciampi e un feeling blues rock avvolgente, con la batteria bella secca, quasi da disco dei Led Zeppelin o Def Leppard. Oro Incenso e Birra altro non era che la ferrea volontà italiana di spiegare, una volta tanto, a inglesi e americani come si produceva un disco internazionale bello e intenso dall’inizio alla fine. Niente di paragonabile agli album anni ’80 di Steve Winwood o a Journeyman di Eric Clapton e A Night Of Sin di Joe Cocker che uscivano proprio in quel 1989 e non erano niente di ché rispetto al quinto LP di Zucchero. L’allievo aveva giustamente superato i maestri.

Alessandro Carugini

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