Ostia, dove l’inferno mafioso è realtà

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

IlMafia, pestaggi, intimidazioni, racket delle case popolari, pizzo, usura e riciclaggio. Suburra? No, Ostia.

L’aggressione al cronista della Rai di due giorni fa e il dato preoccupante delle elezioni (con un’affluenza di poco superiore al 30%) hanno riportato Ostia al centro delle cronache per qualche giorno, ma il problema è lì da decenni, e si tratta di prenderne coscienza: si chiama mafia. Non disagio, non degrado. Mafia.

Numerose sono state le operazioni di polizia condotte dalla procura e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma contro i clan del litorale laziale, che ad Ostia si sono spartiti gli affari in maniera silenziosa e implacabile.

Sono tre i clan che si sono spartiti il X municipio della capitale (si, Ostia è un quartiere di Roma): sono i Triassi, i Fasciani e gli Spada. Fasciani e Triassi sono legati a Cosa Nostra in maniera molto stretta, mentre gli Spada sono un clan sinti molto vicino ai Casamonica.

Nel 2013, con l’operazione “Nuova alba”, vengono arrestati e condannati 51 membri dei clan per associazione a delinquere di stampo mafioso. I Fasciani e i Triassi sono decapitati. L’inchiesta documenta tutti i passaggi, dall’affiliazione ai clan alla risoluzione dei problemi tra le famiglie, passando per la pianificazione di omicidi per stabilire o ripristinare la supremazia e il controllo del territorio. Ostia è soffocata dalla cappa del malaffare.

Nel 2015 i Fasciani vengono condannati in blocco. Le accuse vanno dalle intimidazioni aggravate dal metodo mafioso, all’associazione di stampo mafioso, passando per l’usura e l’intestazione fittizia di beni. I Triassi vengono invece risparmiati. 

In appello il verdetto è quantomeno sorprendente: l’assoluzione dei Triassi è confermata, mentre i Fasciani ricevono un piccolo sconto di pena perché non viene riconosciuta l’associazione a delinquere di stampo mafioso, bensì l’associazione a delinquere semplice. Il 16 ottobre 2017, l’ennesimo colpo di scena: la Cassazione annulla con rinvio la sentenza di appello, facendo rivivere l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso per tutti gli imputati. Adesso si dovrà celebrare un nuovo processo.

E gli Spada? Gli Spada sono stati decimati dall’operazione “Sub Urbe” dello scorso anno, che ha portato all’arresto di dieci persone. In particolare, oltre all’associazione mafiosa, gli Spada sono accusati di aver gestito con metodi mafiosi l’assegnazione delle case popolari di Ostia.

Una realtà da incubo quella del litorale romano, dove la politica si è arresa da decenni alla criminalità organizzata. Prima ha governato la sinistra, ora i clan scommettono sulla destra (e Casapound non può lavarsene le mani dicendo che è compito delle forze dell’ordine e della magistratura occuparsene. Troppo comodo, troppo facile non chiedersi da dove venga quel quasi 10% di voti che gli permetterà di essere determinante). Ma è chiaro che, chiunque vincesse, un modo per accomodarsi (con le buone o con le cattive) i clan lo troverebbero. Perché ormai Ostia la considerano cosa loro, e la loro esclusione dalla gestione e dal controllo del territorio non è contemplata.

La politica ha una grande missione: ricostruire la fiducia dei cittadini nello Stato e nel diritto. Ce la farà? In bocca al lupo.

Lorenzo Spizzirri