In che modo un brand diventa stile di vita? Il marchio Missoni è un successo di portata mondiale, nella firma inconfondibile dei tessuti colorati che trasformano il knitwear in arte applicata. Celebriamo il genio creativo di Ottavio Missoni, leader indiscusso del Made in Italy, ripercorrendone le tappe.

Ottavio Missoni, diciassette anni di maglia azzurra

Ottavio Missoni. Photo Credits: wondernetmag.com

L’11 febbraio 1921 nasceva Ottavio Missoni, soprannominato Tai. Madre dalmata (Teresa de’ Vidovich di Sebenico) e padre di origine giuliana (Vittorio Missoni). Dall’allora Regno di SHS, la famiglia si trasferisce a Zara quando Ottavio ha soli sei anni, ed è lì che inizia una delle tante vite di Tai: quella da sportivo.

La vita di Ottavio Missoni ruotava intorno all’atletica leggera. Sette titoli nazionali, fra 400 metri ostacoli, 400 metri piani e staffetta 4×400 metri. Con un record di 48,8 secondi a soli sedici anni, maglia azzurra dal 1937, è Campione Mondiale Studentesco a Vienna nel 1939 per poi raggiungere la finale (sesto posto) alle Olimpiadi di Londra del 1948 e ottenere il quarto posto agli Europei di Bruxelles del 1950.

Ma è a Londra che la sua esistenza prende una piega inaspettata, determinata dall’incontro di una sedicenne in vacanza-studio e appassionata di moda: Rosita Jelmini. Dal loro matrimonio, celebrato il 18 aprile 1953 a Golasecca (paese d’origine di Rosita), inizia l’avventura del brand che ha segnato la storia della moda.

La nascita del brand: da Trieste a Gallarate

Va precisato che dopo la guerra, durante la quale trascorre ben quattro anni in Egitto in prigionia, Tai decide di dar vita a un laboratorio di produzione di capi sportivi a Trieste, insieme all’amico Giorgio Oberweger: è una sua creazione la “tuta Venjulia” indossata dalla Nazionale alle Olimpiadi di Londra. Rosita, intanto, aveva preso parte attiva nell’azienda di famiglia, specializzata nella produzione di tessuti ricamati.

Dopo il matrimonio, il laboratorio di Ottavio viene spostato nel seminterrato della loro casa a Gallarate ed è qui che tutto comincia. Decidono di unire le forze: Ottavio è l’estro creativo, Rosita la mano che disegna i modelli. Rosita prepara le confezioni e Ottavio viaggia da un negoziante all’altro con il campionario.

Dopo una prima collaborazione con la boutique di Biki a Milano, nel 1958 il debutto del brand ha come partner la Rinascente e presenta la collezione Milano-Simpathy. Mentre Tai e Rosita sperimentano per gli abiti la macchina da cucito Rachel, fino a quel momento usata soltanto per la produzione di scialli, il brand Missoni comincia ad apparire sulle riviste di moda, catturando in particolare l’attenzione di Anna Piaggi, redattrice di Arianna, che insieme al marito Alfa Castaldi seguirà tutte le tappe del brand.

Il marchio Missoni conquista l’America…e non solo!

Dall’incontro di Rosita con la stilista francese Emmanuelle Khanh prende forma la prima sfilata, nel 1966 al Teatro Girolamo di Milano. Segue la prima copertina su Arianna, una sfilata a Palazzo Pitti a Firenze che fa scandalo (anticipa il nude-look) e un’altra alla Piscina Solari milanese. Gli abiti Missoni arrivano a Parigi e finiscono sulla copertina di Elle. Catturata l’attenzione di Diana Vreeland, il salto verso l’America diventa possibile e con l’apertura di un punto vendita newyorkese da Bloomingdale’s il brand diventa un successo internazionale.

Il laboratorio si sposta a Sumirago, mentre il quotidiano Woman’s Wear Daily stabilisce in pagina d’apertura che «Missoni è in testa con uno degli abiti più peccaminosi fra quelli ispirati all’Art Déco». La stessa rivista pone Missoni fra le venti potenze mondiali della moda.

Mentre la catena delle boutique conquista Italia, Francia, Germania, Giappone e Medio Oriente, Tai e Rosita organizzano mostre e collezionano riconoscimenti, tra cui il Neiman Marcus Fashion Award nel 1973, il Tomy Award nel 1976 e il Premio Italia nel 1986. Missoni si espande al mondo degli accessori e dei gioielli e gli arazzi di Ottavio vengono esposti nelle gallerie d’arte. I prototipi Missoni fanno oggi parte delle collezioni permanenti del MoMA di New York.

«I Missoni rappresentano il nuovo modo di vivere dove il lusso non è il costo ma la genialità, la fantasia, la semplicità. I Missoni vestono la gente per la vera vita, le loro strutture sono elementari, cariche soltanto di disegni e di colori che saltano fuori ad ogni stagione più prepotenti che mai»

– Pia Soli su Il Tempo di Roma

Ottavio Missoni, Put Together: libertà creativa e potenza visiva

Viene definito “put together” il tratto distintivo del brand Missoni, ed è la tecnica di lavorazione che interseca e sovrappone in modo libero e singolare le fantasie. Un art-work caleidoscopico, tra righe colorate, patchwork e motivi geometrici. L’arte astratta declinata in un connubio perfetto tra colore e materiale.

La vera forza di questo marchio è però l’amore che ha legato indissolubilmente Ottavio e Rosita, poi trasmesso da loro ai figli e dai figli ai nipoti. La storia di Missoni è la storia di un retaggio familiare che si tramanda e dell’amore che lo muove. Ottavio muore il 9 maggio 2013.

«Gli chiedevo consiglio su tutto perché era saggio. La sua filosofia era: “se c’è rimedio perché ti preoccupi? se non c’è rimedio perché ti preoccupi?”. In seguito tra figli e lavoro magari io stavo più a casa, lui viaggiava o usciva con gli amici. E lo lasciavo andar solo anche ai campionati della terza età, quelli per over 80, che lui chiamava “under 90”. Diceva di sceglier le gare guardando i necrologi: si iscriveva dove c’erano meno avversari. Ma dovunque fossimo, fino all’ultimo, ci siamo sempre, sempre dati la buonanotte»

– Le parole di Rosita, in un’intervista su La Repubblica a cura di Luigi Bolognini

 Ginevra Alibrio

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