Diana Vreeland: l’imperatrice della moda

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Di Silvia Colaiacomo

Diana Dalziel, conosciuta come Diana Vreeland era una socialite americana, giornalista di moda, nonché direttrice di Harper’s Bazaar. Riconosciuta per il suo linguaggio schietto e giudizio sincero, anche se avvolte “spietato”. Interessata alla moda globale, non rimaneva incollata alla sua “bolla”, capace di saper andare oltre ciò che si voleva semplicemente mostrare.

La sua capacità di catturare l’attenzione era un vanto. In grado di porre tutta l’attenzione a sé e su ciò che voleva comunicare.

L’inizio in Harper’s Bazaar

Diana Vreeland "Harper's Bazaar" 1946
Diana Vreeland “Harper’s Bazaar” 1946

Scoperta dall’editore Carmel Snow che le ha dato la possibilità di prosperare nel campo della moda. Far parte di uno stile di vita agiato e mondano ha solo che aiutato Diana Vreeland. Riuscì ad incontrare e ascoltare tantissime personalità di spicco che le hanno permesso di coltivare un proprio equilibrio.

La sua carriera ha inizio con la direzione di una rubrica “Why Don’t You?“, che l’ha resa “una guru” della moda degli anni ’60. Durante la sua permanenza all’Harper’s Bazaar, Vreeland ha lavorato a stretto contatto con fotografi di moda come Louise Dahl-Wolfe, Richard Avedon e Alexey Brodovitch. Per la sua genialità in materia di moda e scrittura, fu presto nominata editore della rivista. La posizione di Vreeland come esperta di moda era ben consolidata e divenne la fashion advisor ufficiale della first lady dell’epoca, Jacqueline Kennedy.

La rivincita con Vogue: Diana Vreeland si “mostra” al Metropolitan Museum of Art

A causa di una bassa retribuzione all’Harper’s Bazaar, Vreeland si unì alla rivista Vogue nel 1962, diventandone caporedattore. Ha prestato il suo status sociale e professionale a Vogue scrivendo rubriche di moda meravigliosamente descrittive che esprimono la scena della moda in voga negli anni ’60. Era un’amante dell’originalità, sfidava tutto ciò che era convenzionale e congelato nel tempo.

In seguito fu nominata consulente del Costume Institute del Metropolitan Museum of Art. Diana Vreeland è riuscita a ridar vita ad un settore, l’industria della moda americana, cambiandolo quando stava attraversando una fase di apparente noia. Diana Vreeland, si è occupata di questa mansione dal 1972 fino alla sua morte nel 1989. Ha creato una spettacolare serie di mostre, tra cui “The World of Balenciaga” nel 1973, “Romantic and Glamorous Hollywood Design” l’anno successivo, e “Vanity Fair” nel 1977. Il suo impegno per il Constume Institute ha entusiasmato il pubblico e stabilito lo standard internazionale per l’opulenta mostra di costumi, principalmente basata su articoli in prestito.

Silvia Colaiacomo

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