Il camaleontico Ovidio, re della metamorfosi. Il 20 marzo si festeggia l’anniversario della nascita di uno dei più grandi poeti latini di tutti i tempi: Publio Ovidio Nasone, più comunemente noto come Ovidio.

Sulla sua vita si sa poco, e tutte le notizie di cui si ha conoscenza sono dovute al poeta stesso che scrisse un’elegia di natura autobiografica (elegia: Componimento letterario, improntato a motivi di confessione autobiografica o di sfogo sentimentale).

Opere

Fu autore di molte opere, il cui corpus è tradizionalmente suddiviso in tre sezioni.

 La prima parte è rappresentata dalle opere elegiache di argomento amoroso e comprende gli Amores, le Heroides  e il ciclo delle elegie a carattere erotico-didascalico.

Negli Amores, Ovidio, affronta questo repertorio in modo però assolutamente nuovo e originale; mentre infatti i poeti precedenti si dimostravano appassionati nelle vicende amorose, Ovidio in un certo senso se ne distacca, ponendosi con un atteggiamento ironico e giocoso nei confronti della sua esperienza.

Ti odierò, se potrò; altrimenti ti amerò mio malgrado. (III, 11b, 3) Odero, si potero; si non, invitus amabo.

 La seconda parte è caratterizzata dalle Metamorfosi  e dai Fasti.

Metamorfosi: L’opera si presenta come un “canto ininterrotto” che va dalle origini del mondo fino all’età di Augusto comprendendo sia la materia mitica sia quella storica. Le storie narrate (246) sono tutte storie di trasformazioni, dotate ciascuna di una propria autonomia, ma collegate tra loro in modo da costituire un unico blocco omogeneo.

Edizione antica delle Metamorfosi. Fonte: Maremagnum
Ovidio
Edizione antica delle Metamorfosi. Fonte: Maremagnum

La terza e ultima parte include le elegie dell’invettiva e del rimpianto: Tristia , Epistulae ex Ponto , Ibis.

Tristia: si tratta di 5 libri in forma epistolare in cui il poeta si rivolge al proprio libro, ad amici e parenti, ad Augusto, confessando angosce, dolori speranze, implorando perdono, confidando nostalgie e stati d’animo.

Sopporta e persevera; cose molto più gravi sopportasti. (V, XI, 7) Perfer et obdura: multo graviora tulisti.

Fu autore anche di altre opere, andate oggi perdute, tra cui una Gigantomachia e una tragedia, la Medea.

Nell’8 d.C., caduto in disgrazia presso Augusto, Ovidio viene relegato nella lontana Tomis (oggi Costanza), un piccolo centro (porto) sul mar Nero, nell’attuale Romania.

L’oscurità delle cause dell’esilio di Ovidio ha dato luogo a infinite spiegazioni. Ovidio fa più volte riferimento al suo reato, fornendo però spiegazioni vaghe o contraddittorie.

La vanità nella letteratura

Forse non tutti sanno che Ovidio ha scritto un libro che calzerebbe a pennello in un salone di bellezza dei giorni nostri, scritto per dispensare preziosi consigli a tutte le donne che si vogliono presentare impeccabilmente eleganti e raffinate a ogni appuntamento.

Sono i  Medicamina faciei feminae, ovvero le Ricette di bellezza per le donne: un poemetto didascalico.

Dei Medicamina faciei feminae purtroppo ci restano solo un centinaio di versi.  “Piacersi per piacere agli altri” è in sostanza la massima che si legge tra le righe. Ovidio, con una mirabile modernità, considera i cosmetici un mezzo a disposizione di ognuno per fortificare il proprio animo, poiché da un aspetto esteriore gradevole deriva anche una robusta tranquillità interiore.

Ovidio e la vanità: affresco che ritrae una antica romana con moda e gioielli del tempo. Fonte: Tentazione makeup
Ovidio e la vanità: affresco che ritrae una antica romana con moda e gioielli del tempo. Fonte: Tentazione makeup

 La cosmesi, insomma, deve avere lo scopo di portare sicurezza e disinvoltura, dal momento che la prima falla di chi si dimostra insicuro e titubante sta proprio in un’immagine trasandata e trascurata.

Conclude la parte dell’introduzione un severo ammonimento; i trucchi non possono sostituire la virtus propria di un animo nobile, ma al massimo accompagnarla:

“In cima alle vostre preoccupazioni ci sia, o fanciulle, un buon comportamento: l’aspetto fisico trova consensi se l’indole è affascinante. L’amore fortificato dal carattere è stabile; l’età cancellerà la bellezza […]. La qualità dell’animo è sufficiente e dura per lungo tempo, e proprio nella sua durata l’amore ha una ragione per esistere.”

Ovidio nei secoli

Molti furono gli scrittori che ne ripresero i temi o ne imitarono lo stile, tra gli altri, Dante Alighieri (nella Divina commedia colloca Ovidio nel Limbo (I cerchio infernale) tra gli “spiriti magni” come personalità illustre, ma senza battesimo), Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, William Shakespeare, Giambattista Marino e Gabriele D’Annunzio.