
Oggi è la Giornata internazionale dell’Infermiere: “L’infermiere è la temporanea coscienza dell’incosciente, l’amore della vita per il suicida, la gamba dell’amputato, gli occhi di chi è appena diventato cieco, la paura del movimento per il neonato e la voce per chi è troppo debole per parlare”. Con queste parole Virginia Henderson, teorica del nursing, descriveva la professione infermieristica. Probabilmente alla luce degli ultimi mesi potremmo aggiungere alle altre connotazioni: “ossigeno di chi non respira”.
Giornata internazionale dell’Infermiere: ora più che mai
Oggi, 12 maggio, è la Giornata internazionale dell’Infermiere e la Federazione Nazionale ordini professioni infermieristiche ha scelto come slogan della celebrazione “Ovunque per il bene di tutti“. Intitolata allo stesso modo è anche un congresso itinerante sul territorio che ha come filo conduttore l’attività dell’infermiere di prossimità. É al centro del Recovery Plan un progetto mirato a valorizzare la medicina territoriale con un impiego più capillare di infermieri a supporto dei medici di famiglia.
Un po’ di storia storia
Ad inventare, letteralmente, questa professione medica è stata Florence Nightingale, la cui nascita cade proprio oggi. Nata a Firenze il 12 maggio 1920 e figlia di un facoltoso studioso inglese, Florence durante la Guerra di Crimea diventa l’angelo custode dei soldati feriti. Il tipo di assistenza a cui diede vita debordava dai tradizionali confini di accudimento entro cui era pensata l’attività femminile in guerra; la signora Nightinale era una donna al servizio della scienza. Le sue metodologie e i suoi precetti, racchiusi nelle Notes on Nursing, sono ancora oggi parte integrante della formazione professionale degli infermieri. Inoltre è stata la prima donna membro della Royal Statistical Society, ha contribuito alla nascita dei servizi sociali inglesi e ispirato Henry Dunant nella creazione della Croce Rossa Internazionale.
Gli infermieri in Italia
In Italia gli infermieri sono oltre 450mila, circa 5,8 ogni mille abitanti, un numero inferiore alla media Ocse, che è 8,8. Nell’ultimo anno sono stati in prima linea accanto a medici ed altri operatori sanitari per sconfiggere il coronavirus, prendendosi cura dei pazienti sofferenti e soli con professionalità, dedizione e tenerezza. Sono diventate un simbolo e si sono scolpite nella nostra mente le immagini dell’infermiera Alessia Bonari con il viso segnato dai solchi lasciati dalla mascherina, di Elena Pagliarini addormentata sulla tastiera di un pc dopo un turno massacrante, di Claudia Alivernini sorridente e radiosa dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino in Italia. Immagini di lotta, fatica e speranza. Un impegno a tutto tondo che gli ha fatto guadagnare la candidatura al Nobel per la Pace 2021.
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Giulia Moretti