La storia incredibile del pandoro

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Di Redazione Metropolitan

Protagonista indiscusso sulle tavole imbandite degli italiani, simbolo del Natale insieme al panettone, soffice, burroso e assolutamente goloso. Di cosa sto parlando? Ovviamente del pandoro! Farcito con crema al mascarpone, al naturale o “pucciato” nel cappuccino alla mattina, questa delizia è capace di conquistare, già dal primo assaggio, tutti i palati, anche dei più scettici.

Quest’anno più che mai, la delicatezza e la bontà di questo dolce, sarà fondamentale per ammorbidire il Dpcm di Natale che vieta i chiassosi, frenetici e divertenti cenoni insieme ai parenti.

Ma conoscete le sue origini? La storia di questo squisito dessert risale a tanti tanti anni fa.

Pandoro Credits: Pinterest
Pandoro – Credits: Pinterest

Gli antichi romani mangiavano il pandoro

Facciamo un salto nel passato, siamo nell’antica Roma, nel I secolo d.C. Come lo sappiamo? Grazie a Plinio il Vecchio che, forse per primo, assaggiò questo dolce. Il poeta era solito raccontare le stravaganze culinarie dei romani nei suoi libri e, in un suo scritto, parlò di un certo Virgilius Stephanus Senex. Il cuoco preparava uno dei piatti più diffusi nell’impero: il “panis”. Plinio descrive questa ricetta in modo dettagliato, creata con farina, burro ed olio, molto simile al nostro odierno pandoro.

Facciamo un passo avanti e spostiamoci geograficamente; nel 1260 in Veneto. A quest’epoca si erano appena insediati nella bella Verona la nobile signoria della famiglia della Scala e, per questa occasione, venne preparato il “Nadalin“, l’antenato del pandoro. Meno lievitato e meno burroso ma a forma di stella.

Domenico Melegatti

Il 14 ottobre 1894 il veronese Domenico Melegatti fonda la nota azienda dolciaria e riceve, dal Regno d’Italia, il brevetto per aver inventato il nome, la forma e la ricetta del pandoro. L’idea di Melegatti parte dal “levà” un impasto di farina, latte e lievito che le donne delle corti venete cucinavano la notte della Vigilia.

 Così, nel suo laboratorio di Corso Portoni Borsari nel centro storico della città, trasforma il “levà” arricchendolo con burro e uovo ed eliminando mandorle e granelle di zucchero. Dalla realizzazione dell’impasto al prodotto finito, trascorrono circa 36 ore e, secondo la leggenda, il garzone di bottega del signor Melegatti esclamò stupito: “l’è proprio un pan de oro!”.

La forma inconfondibile del pandoro è opera di Angelo Dall’Oca Bianca, pittore veronese che disegnò il classico stampo che noi tutti conosciamo a forma di stella a otto punte.

 Team pandoro o panettone, poco importa, i due golosi “rivali” sono e saranno sempre il simbolo del Natale più goloso!