Musica

Paolo Mosca: “Black Dance è nato per raccontare questo periodo”

Paolo Mosca è uno scrittore (Il quaderno del lupo è il suo ultimo libro ndr.), un autore televisivo, un regista e anche un musicista che produce in modo assolutamente indipendente tanta bella musica. Second Elliptic Eye è il suo progetto e “Black Dance” è l’ultimo album uscito lo scorso 27 settembre. Questo è un lavoro discografico che – come definisce lui stesso – si può collocare nel genere della Dance-Punk. 10 sono i pezzi all’interno dell’album e sono tutti brani di grande interesse, da ballare e anche da ascoltare con grande attenzione. Non serve un testo per mandare un messaggio e questo album è la dimostrazione di come si può comunicare – e giocare – con la musica, in tutte le sue forme, anche attraverso la sola sonorità. Noi abbiamo intervistato Paolo Mosca per farci raccontare di questo suo progetto:

Autore televisivo, regista e musicista: tu che fai parte di tutte le categorie dello spettacolo, come stai vivendo questo periodo?

«Questo disco nasce anche dal periodo particolare che stiamo vivendo. Il lockdown e il dover stare in casa mi ha fatto trovare il tempo necessario per lavorare e per chiudere alcuni progetti musicali come appunto questo qua. Ho cercato un po’ di svago nella musica che trovo molto importante in questo momento storico.»

Il pensiero di questo album è nato prima o proprio con il lockdown?

«Il pensiero era già presente, avevo l’idea del disco e di farlo in questa forma punk-dance, ma non sapevo ancora cosa andare a raccontare. Avevo in mente il titolo, che musica mettere e la copertina, però non avevo ancora le canzoni da sistemare e il fatto di avere il tempo mi ci ha fatto mettere sotto; costruendo l’album pezzo per pezzo.»

Paolo Mosca -Second Elliptic Eye – Cover Black Dance

La copertina è molto evocativa, cosa volevi raccontare con quel tipo di immagine?

«La copertina è tratta da un’opera pittorica di Fulvio Martini che è un artista di Milano, e l’opera in sé si chiama uomini bidimensionali. Questa opera la trovavo pertinente ed evocativa e secondo me ci stava alla perfezione.»

Come nasce la scelta di Second Elliptic Eye come nome del progetto?

«Mi piaceva l’idea dell’occhio ellittico e della non primogenitura, di una cosa che viene dopo e che in questo senso viene nascosta. Per quel che mi riguarda è un secondo progetto musicale importante (il primo si chiama Castadiva ndr.). Questo è un lavoro totalmente diverso dal precedente, che aveva un’idea più indie. Qui invece punto alla libertà, che spero possa diventare una cifra di Second Elliptic Eye. Ho cambiato genere e mi sono divertito in questa sorta di dance-punk.»

“Black Dance” è il tuo ultimo progetto, ma come è nato?

«”Black Dance” è nato per raccontare questo periodo in cui, secondo il mio punto di vista, eravamo a prescindere dal lockdown. È una danza nera perché trovo che questo sia un periodo storico di passaggio, con dei tratti drammatici al suo interno. Il lockdown ha rafforzato questa mia percezione e le canzoni hanno preso una forma che ha cercato di fotografare questo periodo, non andando a raccontare della pandemia, ma andando a parlare della situazione politica globale. Però politica in senso lato, non sono canzoni politiche, non ci sono i testi, è semplice musica. Però mi sono divertito con i titoli come con Trump (l’Oeil)

Paolo Mosca – Second Elliptic Eye – Black Dance Matters

Tra i pezzi c’è un brano che ha un titolo curioso: “Free Assange! (Julian is a Free Man)”. Come mai questo titolo e questo omaggio?

«La causa di Assange è una causa che mi sento molto vicino e che ho voluto abbracciare con questo brano. Mi piaceva l’idea di supportarne la liberazione visto che ci sono vari movimenti che cercano di farlo. Un tempo la canzone aveva la funzione di supporto nelle tematiche sociali, in passato era una pratica piuttosto normale, oggi si è un po’ persa questa tradizione, però questa è una causa su cui vale la pena soffermarsi. Questo è anche uno dei pochissimi brani dove si sente una voce che dice: “free”. In questa narrazione del mondo contemporaneo, l’idea di una libertà da garantire a chi fa uso della libera espressione e fa appunto giornalismo, è per me una cosa importante.»

Mai pensato ad un crossover mettendo insieme tutte le cose che fai?

«Assolutamente sì! C’è un programma che faccio su Youtube, ed è uno di quei programmi che più mi diverte fare, perché un po’ come questo disco è fatto completamente in maniera indipendente. Il programma si chiama Desktop e la sigla è tratta da uno dei brani di “One Minute Supernovas”, che è un altro dei progetti di Second Elliptic Eye. Tanti anni fa ho fatto anche un lungometraggio e mi è capitato di utilizzare una colonna sonora fatta ad hoc. Mi diverte quando posso unire i miei mondi.»

In conclusione, tu che sei autore televisivo, come mai è così complicato fare musica in tv senza dover per forza proporre un talent?

«Perché oggi si lavora molto per scatole. Gli stessi programmi televisivi vengono definiti format, che non sono altro che delle scatole che vengono strutturate e sperimentate spesso in paesi diversi dal nostro e che quando funzionano vengono importate. Per la musica è la stessa cosa, si ragiona molto per schemi e per standard. Inoltre, essendoci problemi economici, c’è sempre meno voglia di investire e si tende a fare un qualcosa di sicuro. In periodi di boom economico è più facile dare la possibilità ad artisti sconosciuti di sperimentare con la loro musica. In questo momento c’è molto poco coraggio, proprio perché non ci sono soldi; il coraggio deve essere supportato dall’economia. Essendoci un’economia claudicante soprattutto nel mondo musicale si tende a portare un qualcosa di già visto.»

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