“Paradise beach”- Dentro l’incubo (cinematografico?)

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Di Redazione Metropolitan

Non esiste film con uno squalo che non contempli una buona dose di godibile trash. Che vi cimentiate nella maratona di pellicole d’autore targate Anthony Ferrante (per il quale vale il motto «gli squali funzionano e anche i disastri funzionano. Mettili insieme e ne tirerai fuori qualcosa»), o vi sforziate di credere alla linea narrativa di un film che esula ogni concezione spazio-temporale umanamente definibile: ritrovarsi uno squalo in un supermercato dopo un’alluvione, ad esempio (Shark 3D), il nonsense è d’obbligo. (Paradise beach)

Davvero è tutto trash? Qualcosa si salva

D’altronde: cosa spingerebbe uno squalo bianco di dimensioni mastodontiche ad accanirsi proprio con una preda? Nulla, ve lo dico io. Tuttavia, senza suspense il film non esisterebbe, e questo film ha dimostrato di saperla utilizzare egregiamente. Paradise beach- Dentro l’incubo, definito dalla critica come uno dei migliori film contenenti uno squalo come antagonista. Siamo onesti: la maggior parte delle nostre paure in merito a questi grandi pesci ci sono state trasmesse dallo schermo televisivo.

paradise beach
Paradise beach

Sì, il cinema ha contribuito a spettacolarizzare la paura dello ‘squalo bianco’ ingigantendo l’immaginario collettivo attorno a questo ‘assassino del mare’ (ogni pinna avvistata in mare -anche finta- causa deliri collettivi e allarmismi diffusi). Di film che parlano di squali ne abbiamo in abbondanza, di norma, però, possiamo individuare due scuole di pensiero che categorizzano questo grande genere: thriller, trash-thriller. Del primo gruppo fan parte i discendenti de Lo Squalo di Steven Spielberg, del secondo i vari Sharknado 1,2,3,4…(capolavori assoluti). Paradise beach sembra essere un discreto erede di Spielberg. Nella creazione di uno stato di tensione, per lo meno.

La trama è semplice: Nancy Adams (un’atletica Blake Lively) compie un viaggio alla ricerca dei luoghi amati dalla madre (scomparsa di cancro). Durante un’uscita con gli amici per praticare del surf, Nancy, viene aggredita da uno squalo. Unica fonte di salvezza: uno scoglio in mezzo al mare. Lo squalo aspetta di mangiare la sua preda. Il film ci prova, a volte riesce, a volte no. Qui e là ci sono delle inesattezze e degli scivoloni davvero imbarazzanti (tipo il gabbiano ferito che fa da animaletto domestico a Nancy, maccheccossè), è un film da guardare senza troppo impegno e troppe aspettative. Il filo della tensione è teso come una corda di violino, non sappiamo mai cosa accadrà, tutto sommato un buon prodotto.

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